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Numeri Primi
Home›Rubriche›Numeri Primi›Numeri Primi – Alessia Foglia, la coerenza dello stile

Numeri Primi – Alessia Foglia, la coerenza dello stile

By Sabrina Antenucci
9 Marzo 2016
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La prima volta l’ho intervistata due anni fa. Ci eravamo conosciute per caso, lei faceva parte dello strano mondo delle fashion blogger e io mi ci ritrovavo per caso senza capirci un gran che, ma apprezzando tutte le differenze tra il mio mondo e il loro e quello che potevano insegnarmi. Mi aveva raccontato degli inizi, di come aveva scoperto la passione, di come immaginava di realizzare il suo sogno. Poi la vita era andata avanti, come sempre, e noi avevamo perso di vista i piccoli risultati. Fino ad un mese fa, quando abbiamo dovuto fermarci e renderci conto che era successo qualcosa. Era successo “quel qualcosa” senza che ce ne rendessimo conto, senza che diventasse un’ossessione. Alessia aveva mollato gli ormeggi e aveva iniziato a vivere il suo sogno per davvero.

Ma andiamo per gradi

Alessia Foglia è una style consultant, una consulente che aiuta le persone a trovare il proprio stile. Non impone il proprio, ma ha la capacità di comprendere la personalità di chi si trova di fronte molto in fretta, e suggerisce loro il modo di trasmettere il loro modo d’essere anche attraverso l’abbigliamento. Avete presente i coach che ti guardano e ti dicono ‘tu sei un vincente’, mentre voi avevate pensato fino a 13 minuti prima di essere dei buoni a nulla, ma dopo che ve lo dicono loro – e ve lo motivano, non vi prendono in giro – voi vi rendete conto delle caratteristiche di unicità e tirate fuori la grinta? Ecco, Alessia fa esattamente questo, ma con l’abbigliamento.

Il modo in cui inizia questo lungo percorso non è di per se straordinario: inizia a lavorare da Hermès subito dopo il liceo per caso, ma la realtà è molto meno patinata di quanto si possa pensare. “Hai presente ‘Il diavolo veste Prada’? Ecco, esattamente così; ti dico solo che il primo giorno di lavoro, insieme alla divisa, mi hanno dato una gomma. Serviva per pulire il muro, ed era tra i miei compiti. E’ stato un incubo” racconta. Un incubo così sgradevole da allontanarla dal mondo della moda per anni. Lavora per anni in altri ambiti, ma ad un certo punto si rende conto che l’esperienza nel mondo della moda le ha lasciato un’eredità interessante: quello che si indossa è uno dei più potenti strumenti di comunicazione al mondo. E come tale, se viene mal interpretato, o mal utilizzato, può combinare danni a volte irreparabili. Capisce l’importanza di comunicare in maniera coerente, e di sottolineare quello che per Alessia è un valore indispensabile: la coerenza. “Sai, Sabrina” mi dice durante l’intervista “la coerenza è l’equilibrio tra essere e apparire. Senza quell’equilibrio, non è possibile arrivare da nessuna parte. Immagina di incontrare per un colloquio una persona che vuole fare la giornalista e sbaglia i congiuntivi. La assumeresti mai? Ti rispondo io: difficilmente. Il messaggio non è equilibrato, quello che pensa di trasmettere non è quello che percepisci. E’ la stessa cosa con i vestiti, solo che cambiare gonna è più facile che imparare la grammatica, tutto qui.“

A quel punto non le resta che iniziare un percorso, decide di iscriversi allo IED – 4 anni di corso per personal shopper – di aprire un blog personale che parli di moda e di aprire un sito per iniziare a capire se una passione può diventare una professione. In tutto questo periodo, però, non abbandona il lavoro in ufficio; ed è così che inizia la sua doppia vita: di giorno responsabile marketing in una multinazionale, la sera, nel week end e durante le vacanze personal shopper e consulente d’immagine.

Alessia Foglia

Come si fa a rinunciare a tutti i fine settimana, alle vacanze, ad ogni momento libero per fare un secondo lavoro?
“Non so, io non l’ho mai fatto. Per me non era un secondo lavoro, era passione. Hai mai avuto una passione bruciante, che non ti lascia altri spazi e che non riesci ad ignorare? E’ esattamente così, non puoi scegliere. E più passa il tempo, più questa passione prende spazio, tempo, cresce. Puoi fingere di ignorarla anche anni, ma ad un certo punto non puoi più. E’ sopravvivenza, rischi di diventare una persona irriconoscibile. Credo che le persone sempre arrabbiate, tristi, insoddisfatte, abbiano proprio questo problema: si sono imposte di ignorare una passione, di abbandonare un sogno. Le riconosci al primo sguardo, anche senza che dicano una parola. Io non ci sono riuscita, e sono felice di non averlo fatto“

Cosa è successo per farti decidere di abbandonare la tua vita “ufficiale”, quella del contratto a tempo indeterminato in un’azienda solida dove lavoravi da 20 anni senza problemi?
“La prima risposta che mi viene in mente è un aforisma che mi ripete spesso mio papà: ‘Tutto accade per colui che sa attendere’. Era il momento giusto, probabilmente, avevo maturato abbastanza esperienza per poter decidere. Non lo avevo pianificato, una mattina sono entrata in ufficio e sembrava un giorno come tutti gli altri. Ad un certo punto nella giornata ho alzato la cornetta e chiesto un incontro all’ufficio del personale; sono andata da loro e ho dato le dimissioni. Poi sono tornata alla mia scrivania e ho chiamato Alberto, mio marito. Ho semplicemente detto ‘mi sono licenziata’, temendo che reagisse in maniera sorpresa, o contrariata. Mi ha risposto ‘finalmente’, è stato un regalo importantissimo. Avevo cominciato la mia nuova vita. Nei giorni seguenti l’ho detto anche alla mia famiglia e anche da loro ho ricevuto solo incoraggiamenti, tifavano tutti per me. La mia peggior nemica, fino a quel momento, ero stata io stessa.“

Qual è stata la chiave di volta?
“La famiglia. Mio marito mi ha sempre detto che il suo unico desiderio era avere accanto a se una donna felice. A lui non importava tanto la sicurezza quanto la mia felicità. Lo stesso ragionamento l’ha fatto la mia famiglia. Non credo che si possa affrontare una scelta tanto difficile se non sia ha un appoggio forte in famiglia, e lo dico sopratutto per le persone che leggeranno questa intervista e vivono con qualcuno che sta decidendo il suo futuro. Il loro appoggio può fare la differenza nella vita della persona che amano.”

Come si vive tenendo sopite le proprie passioni?
Alessia sorride, sospira. Poi lo dice tutto d’un fiato “Ho perso le sopracciglia. Non mi rendevo conto di essere infelice, me lo diceva il corpo. Mi ero abituata ad una situazione che mi faceva stare male, ad un certo punto ho capito. E’ stato un percorso lungo, ho dovuto imparare ad ascoltarmi, ad accettarmi, a darmi una possibilità di vincere. Noi pensiamo sempre che non ce la faremo, ci tarpiamo le ali da soli. Ci guardiamo intorno e ci vediamo diversi dagli altri pensando di essere sbagliati solo per quello, perché i nostri sogni sono diversi da quelli degli altri. Non è così, ma è difficile accettarlo. Io avevo quello che tutti sembrano desiderare: un lavoro a tempo indeterminato, la sicurezza di uno stipendio e la possibilità di fare progetti con le spalle economicamente coperte. Ho una bella famiglia, una vita privata felice. Sulla carta è tutto quello che si può desiderare, pensavo di essere pazza. E’ difficile da accettare, difficile scommettere su un sogno.“

Alessia Foglia

Dove hai trovato il coraggio?
“Non è coraggio, è una sfida con se stessi. Anche se gli altri pensano che tu stia facendo una scelta azzardata devi ascoltare solo quello che provi. Non parlo di un salto nel vuoto, la preparazione e la pianificazione sono essenziali. Tanto quanto è essenziale non ascoltare le persone che ti remano contro. Ho imparato una cosa, i giudizi degli altri non servono a nulla. Scopri con il tempo che il passo da “sei pazza” a “ti stimo” a “ti invidio” è davvero breve; bisogna concentrarsi sulle proprie capacità e competenze e andare avanti. Un solo suggerimento: non pensare che sia una passeggiata. Ci vuole tanto, tantissimo impegno; tanta costanza; tanta perseveranza.”

Oggi possiamo dire che sei ad un buon punto. Lavori come style consultant (styleconsultant.it), hai un blog con molti follower (notingtoamend.com), ti possiamo seguire in tv su QVC il mercoledì sera, organizzi corsi di personal style, collabori con brand di abbigliamento, testate giornalistiche e radio. Come vedi il futuro?
“Pink!“

Cosa farai se va male?
“Non ho mai contemplato la possibilità“

Sai che tutte le persone che ho intervistato negli anni, circa 200, mi hanno detto la stessa cosa? Pare che se prepari un piano B non credi abbastanza al tuo sogno e sei destinato a fallire.
Mi fa un sorriso dispettoso. “Davvero? Non l’avrei mai detto!“

Ci sono cascata. Nota per la prossima intervista: riformulare l’ultima domanda.

 

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