Okja, ecco il film che ha scandalizzato Cannes

L’attesa è finita. Okja, il film scritto e diretto da Bong Joon Ho, è ora disponibile su Netflix. E, checché ne dica Almodovar, è uno splendido film.
Quando ho iniziato a guardare Okja, ancora mi risuonavano nelle orecchie le parole di Pedro Almodovar, presidente della giuria del Festival di Cannes, che avrebbe voluto estromettere questo film dalla competizione perché, essendo di Netflix, mai sarebbe passato da una sala cinematografica.
Mentre guardavo e apprezzavo la pellicola, una sorta di favola con una morale solidissima e splendidamente raccontata da Bong Joon-ho, pensavo alla totale mancanza di rispetto messa in scena del regista spagnolo verso un suo collega, verso il cast, la produzione e – quel che è peggio – verso il pubblico, che sarebbe stato ingiustamente privato di un bel film. Merce rara di questi tempi.
Okja racconta di un’amicizia molto profonda e speciale. Quella tra la giovane Mija (Seo-Hyun Ahn), una ragazzina che vive in una piccola fattoria tra le montagne della Korea e Okja, un animale delle dimensioni di un elefane, lo spirito di un cane e la carne prelibata di un maiale. Il frutto di un esperimento genetico creato da una multinazionale per arricchirsi cibando il mondo di quella carne tanto speciale.
Quando Okja viene scelto per essere premiato come esemplare più grande della sua specie, Mija comincia una lotta disperata per salvare l’animale e riportarlo a casa. Una lotta impari perché le risorse della multinazionale, capitanata dalle sorelle Lucy e Nancy Mirando (entrambe interpretate da Tilda Swinton) e spalleggiata dal famoso presentatore televisivo Johnny Wilcox (un Jake Gyllenhaal assolutamente fenomenale) sono praticamente infinite. Meno male che, ad aiutare la simpatica ragazzina, ci si mette un’associazione animalista che ha come obiettivo quello di salvare dalla macellazione di mazza tutti gli “Okja” allevati in cattività. Il leader di questa associazione è Jay (interpretato da Paul Dano, un attore tanto capace quanto sottovalutato) ed annovera nella sua squadra un ragazzotto di nome “K” interpretato da un certo Steven Yeun, il Glenn di The Walking Dead (pace all’anima sua).
Okja è un film che mostra come l’amore, magari condito con un pizzico di incoscienza, possa fare veri e propri miracoli. Attraverso la fantasia, c’insegna – anzi – ci ricorda, che gli animali provano sentimenti e che dovremmo imparare a rispettarli. Dopo che lo avrete visto sentirete una grande voglia di natura, di pace e… di diventare vegani!
Okja è una fiaba moderna splendidamente raccontata dal suo ideatore e regista, con un ritmo coinvolgente e una fotografia ineccepibile. Anche gli effetti speciali, che praticamente coinvolgono ogni scena con l’animale presente, sono di ottima qualità. Le movenze impacciate di Okja vi faranno sicuramente sorridere, specialmente nella parte iniziale del film che, per questioni narrative, è più leggera della seconda.
Impressionante l’interpretazione della giovane An Seo – con alcune scene che spezzano letteralmente il cuore in due – che, in un cast formato da attori blasonati – si muove come una veterana e dà pure l’impressione di divertirsi un sacco.
Okja non sarà passato da una sala cinematografica (dove avrebbe senza dubbio ottenuto il tutto esaurito e reso felice ogni spettatore), ma questo non toglie assolutamente nulla al valore di questo film. Un’opera coraggiosa realizzata senza badare troppo ai costi (budget di 50,000,000 di dollari) né a quello che avrebbe potuto pensare la gente.
Esattamente come per la piccola Mija, va premiato anche il coraggio dimostrato da Netflix e da Bong Joon-ho. Okja è un film che non vi volete perdere. Originale e capace di toccare le corde più profonde della vostra anima.
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