Parisi, alla fine restava solo lui

Stefano Parisi, alla fine sarà il suo il nome su cui il centrodestra unirà la propria scelta compatto. Meglio tardi che mai. Sarà lui a correre per la carica di sindaco di Milano, città per cui ha già lavorato, quando fu già direttore generale della giunta di Gabriele Albertini, l’ultimo ‘primo cittadino’ che in terra ambrosiana abbia davvero lasciato nostalgia e rimpianti.
Con lui, una volta tanto, ci saranno tutti: Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia ma anche Nuovo Centro Destra, che pur non presentandosi con il simbolo del partito si occuperà di comporre la lista civica del candidato sindaco.
Una coalizione che, se saprà essere compatta, potrà costituire più di un grattacapo per lo sfidante della Sinistra, Beppe Sala, che infatti ha già lanciato i primi ‘strepiti’ di allarme, accusando ‘a prescindere’ Parisi (che ancora lunghi discorsi non ne ha fatti) di “strascico di berlusconismo difficile da accettare” (ricordiamo sommessamente che mister Sala fu direttore generale con la Giunta Moratti).
“E’ stata una scelta difficile – ha dichiarato in una nota Parisi, che in passato è stato capo del dipartimento economico di Palazzo Chigi, direttore generale di Confindustria e amministratore delegato di Fastweb – perché implica un profondo cambiamento delle mie prospettive di vita e professionali. Ma la spinta decisiva è venuta dall’avere verificato che intorno al mio nome si è coagulato il consenso di tutte le componenti dell’area che è al governo di Regione Lombardia”.
E’ stato proprio il riferimento alla politica regionale a fare la differenza, con un chiaro riferimento a Roberto Maroni, la cui giunta di regione è sostenuta anche da NCD e che, all’interno della Lega Nord, ha fatto pressioni per vincere le resistenze di Matteo Salvini, per non lasciare gli elettori di centro a Sala o a Corrado Passera, che da destra aveva già lanciato la sua corsa personale.
Potrebbe così accadere uno stupefacente paradosso che rischierebbe un clamoroso ribaltone alle prossime elezioni: quella Sinistra uscita improvvidamente lacerata dalle Primarie, potrebbe rifilare qualche brutto tiro al ‘Beppone’ di EXPO. Senza passare per voltagabbana, saranno molti quelli che, piuttosto di votare Sala, sceglieranno la scheda bianca o le vacanze anticipate al momento del voto. La Destra potrebbe invece usufruire del famoso ‘effetto Toti’, che in Liguria sparigliò le carte in tavola portando Giovanni Toti allo scranno presidenziale.
Si tratterà ora di ‘costruire il personaggio’ Parisi, sconosciuto alla maggior parte dei milanesi. All’opposto di Sala, che da mesi ormai sventola EXPO 2015 come un successo personale. A demolirne le certezze non servirebbe poi molto. Basterebbe citare quanto detto sull’esposizione da Vittorio Sgarbi ieri durante la presentazione di un evento legato alla presenza delle Marche alla Borsa Internazionale del Turismo: “Un’EXPO molto frequentata ma ridicola nella sostanza”. Certamente non la prima ma probabilmente una delle tante prossime prese di coscienza sulla cattiva gestione di un evento i cui risultati non sono stati ancora completamente forniti e sulle cui vicende città e governo hanno creato un deformante impianto informativo.
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