Pediatra a giudizio, per anni avrebbe seviziato e stuprato 11 bimbi

Era la fine dello scorso maggio quando Maurizio L., pediatra di 55 anni, veniva arrestato con l’accusa di violenza sessuale su un bambino di 12 anni, produzione e detenzione di materiale pedopornografico e stalking per aver tempestato di sms la sua giovane vittima (l’inchiesta era partita proprio da una denuncia dei genitori per atti persecutori).
Su l’uomo, che lavorava in una clinica a Milano, in questi mesi sono proseguite le indagini con rogatorie anche in Svizzera, dove il pediatra, difeso dal legale Fabio Liotta, aveva una casa, e con le analisi di una serie di filmati sequestrati nei quali si vedevano bimbi costretti a subire atti sessuali e «sevizie». Dalle immagini gli investigatori sono risaliti all’identità delle vittime e il 55enne – il quale, benchè avesse alle spalle un richiamo disciplinare e una condanna definitiva per detenzione di materiale pedopornografico, continuava ad esercitare – è ora a processo con rito abbreviato per una lunga serie di imputazioni (11 vittime in totale) davanti al gup di Milano Giuseppe Gennari. L’uomo, tuttora detenuto, tra il 2003 e il 2014 avrebbe costretto bambini «in età preadolescenziale», con problemi comportamentali perchè cresciuti in famiglie problematiche, a subire abusi sessuali nell’ambito, come si legge negli atti, di «rituali asseritamente ‘esclusivi’».
Con i piccoli il medico «instaurava rapporti confidenziali anche mediante attribuzione di nomignoli quali ‘cioccolatino magico’, ‘folletto’, ‘cherubino’», poi «denigrava» i loro genitori e induceva i bimbi a compiere atti sessuali chiedendo loro di «mantenere il ‘loro segreto’». E diceva loro anche che alcuni bambini «che avevano interrotto prematuramente le sue ‘terapie’» si erano poi suicidati. Dagli atti si evince che il pediatra avrebbe anche abusato di un «bambino non compiutamente identificato dell’età di circa 1-2 anni», come risulta da un video sequestrato. L’uomo, che si era anche «abusivamente attribuito la qualifica di psicologo», avrebbe anche portato un bimbo in un parco divertimenti e poi passato la notte con lui in un hotel, oltre a tempestare i bambini di sms. «Non si interrompe mai … un percorso con lo specialista senza pagarne le conseguenze», scriveva ad una delle sue vittime. Ieri l’uomo ha provato a chiedere il rito abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica, ma il giudice non ha accolto l’istanza e il processo proseguirà il 23 giugno.
Maurizio L. ha esercitato la professione dal 2003 fino al fermo per pornografia minorile dello scorso maggio all’esito della perquisizione domiciliare. Prima in uno studio privato, poi presso la casa di cura Columbus, estranea alla vicenda e che ora si è costituita parte civile contro di lui, insieme ai genitori di alcune delle 11 vittime identificate. Nemmeno la condanna per detenzione di materiale pedopornografico inflitta in primo grado nel 2002 dal tribunale di Monza e poi confermata in appello e in cassazione aveva comportato l’interruzione dell’esercizio della professione, perché per una svista o un errore, la condanna non figurava nel casellario giudiziale e il medico non aveva di fatto mai scontato la pena, perché gli era stata concessa la sospensione condizionale. Alle spalle aveva anche un procedimento disciplinare, perché in sede civile era emerso che il pediatra aveva sottoposto ragazzini a ispezioni corporali non richieste e arbitrarie. L’Ordine dei medici, che non sapeva niente dell’altra condanna, lo aveva convocato più volte, lui non si era mai presentato, millantando di essere un diplomatico che dunque non poteva rispondere alle loro richieste.
La conseguenza era stata una sospensione per due mesi. Poi, grazie alla denuncia per stalking, è partita l’inchiesta con la difficile fase dell’identificazione delle vittime dalle foto e dai video pedopornografici trovati a casa del medico. Altre foto e video sono stati poi trovati, grazie a una rogatoria, in un’abitazione che l’indagato aveva in Svizzera. Qui sono stati sequestrati addirittura immagini girate in vhs nel 2003. All’avvio dell’udienza preliminare davanti al gup Giuseppe Gennari, il pediatra, assistito dall’avvocato Fabio Liotta, ha chiesto di essere sottoposto a giudizio abbreviato che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena, condizionato all’esecuzione di una perizia psichiatrica. Il gup ha rigettato la richiesta di perizia e fissato l’abbreviato per il 23 giugno. L’imputato si trova ancora in carcere in regime di custodia cautelare.
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