Piattaforme streaming ed aggregatori: il futuro o la rovina delle web radio ?

Microfoni Aperti oggi tratta di un altro argomento spinoso: le piattaforme di streaming e gli aggregatori.
Potrei usare tanti giri di parole per spiegarvi di cosa vogliamo parlare, ma credo che ad oggi se usiamo le parole TuneIn e Radio Sprekear la maggior parte di voi intende bene l’argomento.
Sono due entità molto forti nel settore delle web radio poiché TuneIn ( aggregatore ), di cui abbiamo già parlato, raduna al suo interno molte web radio e network FM che lo usano per ottenere più ascolti; mentre Radio Spreaker è una piattaforma che viene usata da utenti privati – e non – per realizzare podcast e dirette web che sono condivisibili sui Social network e riascoltabili nella piattaforma stessa.
Tutto questo è un vantaggio? È giusto? Ma soprattutto chi trae veramente vantaggio da tutto questo?
Sono domande che noi che siamo nel il settore ci poniamo perché abbiamo una visione generale che l’utente finale (listener) non ha, e forse è giusto che non abbia.
Se dobbiamo analizzare oggettivamente la situazione ci sono dei vantaggi e ovviamente delle incongruenze che vanno comprese.
Un aggregatore di web radio aumenta le possibilità di acquisire ascoltatori e di far crescere la struttura stessa, ma ci siamo mai chiesti cosa veramente sia un aggregatore senza radio che lo riempiano di contenuti? Ve lo diciamo noi: una scatola vuota. Allora perché una scatola riempita da contenuti di altri viene quotato in borsa guadagnando milioni di dollari? Crediamo che siano domande lecite se chi le pone lo fa con cognizione di causa.
Radio Spreaker è una piattaforma di streaming che fornisce l’opportunità a molti aspiranti speaker di avere una propria “web radio” con la possibilità di dirette giornaliere temporizzate con la possibilità di registrare il proprio podcast per la condivisione. Chi ha un account ( gratuito o a pagamento ) usufruisce della community di “spreakers” come ascoltatori e della possibilità di aumentarli con i podcast. È indubbiamente un’ ottima opportunità per i principianti che vogliano cimentarsi nel mondo della radiofonia, ma il prezzo da pagare è annuale (per gli account a pagamento) o con restrizioni a 30 minuti di diretta giornalieri per gli account gratuiti.
La forza delle piattaforme sono i numeri degli utenti, decisamente importanti, che permettono quindi di avere sponsorizzazioni esterne che vanno a sommarsi agli abbonamenti degli utenti.
Come potrete constatare i vantaggi di entrambi sono l’incremeto di listener, ma come in tutte le cose ci sono anche degli svantaggi: c’è una parte che guadagna su contenuti e su lavori e un’altra che non beneficia della ripartizione degli introiti.
La domanda sorge spontanea: tutto questo è giusto o sbagliato? Non esiste un modo per far sì che i vantaggi vengano equamente spartiti tra le parti, così come accade con i benefici?
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