‘PoraStella’ Gelmini candidata sindaco, io mi ritiro

Mariastella Gelmini rischia di essere la candidata sindaco del centrodestra a Milano. Quella che per molti seguaci del berlusconismo, ma anche della Lega, è stata finora una battuta, uno sfottò, un’allucinazione, rischia di diventare una minaccia reale. Ma per chi la dovesse candidare, non certo per quel centrosinistra che, grazie alle Primarie, sta attirando verso di sé l’attenzione dei cittadini e dei media, a furia di bambini baciati per le strade, mani tese strette colmando promesse e progetti fantasiosi dati per certi. Anche perché, ricordiamolo, l’EXPO non solo è stata un ‘successo’, garantito non si sa ancora da quali numeri ma garantito e basta (come se, entrando in un ristorante, chiedeste allo chef “Scusi, si mangia bene qui dentro?”), ma è stata un ‘successo della Sinistra’, quella stessa Sinistra che dell’EXPO avrebbe fatto volentieri a meno.
Detto ciò, mentre da quella parte le luci inquadrano labbra parlanti e vocianti (e si sa quanto sia importante in Italia aprire bocca, anche solo per il gusto di farlo), da questa ecco giungere, in un silenzio tombale con tanto di eco notturna, la notizia della candidabilità della Gelmini.
Il pensiero, che sorge spontaneo in chi scrive, è che per arrivare a cotanto la politica bresciana sia stata una grande protagonista della politica milanese degli ultimi anni. E’ ovvio, perché altrimenti nessuno la candiderebbe allo scranno di Primo Cittadino. Per forza. Poi, però, mi esercito nel ricordare quante volte mi sia capitato di incontrare la Gelmini agli eventi della città, quelli in cui, magari anche per caso, una buttata ce la fai, non fosse che per spargere un po’ di demagogia spicciola.
Bacia anche tu il bambino, o Mariastella, magari per fare vedere che ci sei. E bacialo ‘sto bambino!
Sinceramente, va detto, non mi ricordo di tali occasioni. Mi ricordo bene, invece, fin troppo, delle continue presenze di Giuliano Pisapia e Pierfrancesco Majorino, gente con la politica appiccicata al cuore e al cervello, di cui si può anche non condividere il pensiero ma della quale, senza dubbio, va applaudita la costanza e l’acume nel muoversi sull’asfalto cittadino. Di Giuseppe Sala è impossibile dimenticarsi, trasformato da Monsieur Hulot invitato per caso alla festa delle Bandiere Rosse a sgargiante rockstar di una battaglia politica non sua che manco sembra un John Fitzgerald Kennedy ‘de noartri’.
Se penso però che, voltando il crapone dall’altra parte della barricata, potrei ascoltare la disamina sociale della brava e ammiccante Gelmini con tanto di accento bresciano, comincio subito a scorrere quali siano i luoghi di villeggiatura più assaporabili durante le elezioni comunali del 2016. Ah, già, quasi dimenticavo. Io non voto, non ho la residenza milanese. Per fortuna.
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