Pregliasco “Questa settimana sarà cruciale”

Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, ha parlato del pesante momento che vivono la Lombardia e l’Italia a causa del Coronavirus, ospite del programma “L’Aria che Tira” de La7, condotto da Myrta Merlino.
“Siamo ancora in crescita esponenziale”
“Siamo ancora in fase di crescita esponenziale, questi contagi sono ancora prodotti delle settimane scorse, prima dell’azione energica che stiamo attuando, anche se qualcuno ancora non vuole capire”, ha detto Pregliasco, che ha poi proseguito: “I dati sono in crescita, ma non in crescita pesantissima. Il dato nazionale ci dice una cosa triste ma anche che, analizzando regione per regione, si vede come la situazione andrà a differenziarsi nelle varie zone: gli interventi più efficaci si avranno nelle regioni dove la diffusione del contagio è minore, perché lì l’incendio è più piccolo e l’azione di contenimento potrà essere più efficace. Ogni provincia avrà il suo momento critico. Il messaggio è quello di stringere i denti: gli effetti li vedremo dopo questa settimana, che è cruciale”.
Tamponi essenziali in un centro come Vo’
Quindi Pregliasco è passato all’analisi dell’utilità dei tamponi: “Un’azione sistematica di esecuzione dei tamponi (in un piccolo centro, ndr) diventa essenziale, come Vo’ ci ha raccontato. Oggi si stanno facendo dei test e delle analisi del sangue per verificare la presenza di anticorpi e quindi di infezioni. Sono test che non sono affidabili completamente e quindi servono più per realizzare una indagine epidemiologica”. Il virologo ha poi proseguito: “Il tampone va visto come fase 3 di questo approccio. All’inizio dell’epidemia la sistematica adozione di analisi e tracciamento è stata fatta, nella seconda fase di incremento dei casi è stata data precedenza a test sui soggetti ricoverati per poter proteggere al meglio gli operatori, ora l’azione deve essere mirata, in termini di utilizzo del tampone, per farlo in modo selettivo, in particolare lo screening dei medici più a rischio, per permettere di valutare le loro condizioni cliniche. E soprattutto – ha concluso Pregliasco – per cercare di tracciare i contatti secondari. Se riusciamo a fermare la diffusione e a mettere in quarantena il 60-70% dei contatti secondari, riusciamo a spegnere i singoli focolai”.
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