Profughi afghani: Sala spieghi il concetto di ‘decine’

E’ a tinte fosche il futuro della ‘Milano accogliente’ che, giustamente, dovrà caricarsi di un consistente numero di profughi afghani.
Le prime dichiarazioni del sindaco, Beppe Sala, non fanno però ben sperare, anche alla luce di come è stato trattato finora, male, il fenomeno di tutti gli altri migranti che hanno invaso la metropoli lombarda, quasi sempre senza averne diritto, creando sacche di malessere non solo nella periferia cittadina, ma anche nella sua parte centrale, come nel caso della Stazione, ormai classico ritrovo delle più disparate etnie, spesso dedite ad attività criminose di ogni genere.
“In arrivo decine di profughi afghani”
“Il Comune e la Prefettura di Milano, a cui il coordinamento nazionale per l’emergenza assegnerà una quota di nuclei familiari provenienti dall’Afghanistan (ai quali potrà essere riconosciuto lo status di rifugiati), hanno avviato la loro collaborazione. Nei prossimi giorni raggiungeranno la nostra città alcune decine di cittadini afghani (con le proprie famiglie) che hanno collaborato con le Forze Armate, con l’Ambasciata italiana e con l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo in Afghanistan”. Parole scritte sul proprio profilo Facebook dal sindaco milanese.
L’accoglienza indiscriminata creerebbe problemi
Se Sala ribadisce addirittura l’orgoglio di portare sotto al Duomo i rifugiati dall’Afghanistan, non spiega però cosa significhi il termine ‘decine’ riferendosi al numero degli afghani che Milano si farà carico di ospitare. Senza poi specificare come verranno controllati, come si potrà avere la certezza che questi ‘profughi’ siano tali e non, magari, come già successo, talebani mascherati. Chi entrerà nella nostra città sarà controllato così como lo sono gli altri extracomunitari che la infestano? Se così fosse, ci sarebbe poco da stare allegri.
Inoltre il delta che può abbracciare il termine ‘decine’ può essere ampio e variare da venti, un numero probabilmente facile da gestire, a duecento, o forse anche duemila, è in questo caso ci si troverebbe di fronte all’ennesimo ammasso di persone senza né arte né parte, ghettizzate, in chissà quali spazi, nell’impossibilità di trovare una propria dimensione in una realtà sociale che, inevitabilmente, finirebbe per respingerli.
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