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SpettacoliTeatro
Home›Spettacoli›Profumo d’oriente per Le Corsaire

Profumo d’oriente per Le Corsaire

By GianFranco Previtali Rosti
19 Maggio 2018
1485
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Mentre in Russia è sempre stato in repertorio, in Occidente, per tanti anni, il balletto Le Corsaire era conosciuto solo per il celeberrimo Pas de deux (in realtà un Pas de trois classique), immancabile pezzo di ogni Galà di danza. 

Momento di bravura e virtuosismo tecnico irrinunciabile, è stato fissato come un’icona, a partire dalla spettacolare interpretazione che ne diedero Rudolph Nureyev e Margot Fonteyn; il Teatro alla Scala offre ora, con una nuova produzione, l’occasione di vederlo nella sua interezza. Un titolo che regalagrandi occasioni di danza per il corpo di ballo, soprattutto femminile e le due protagoniste, uno spettacolo intriso di grandeur, sontuoso, ricco di effetti.

Anna-Marie Holmes, coreografa pioniera della danza senza confini propone anche a Milano, dopo averlo rimontato in maniera integrale per l’occidente, la sua raffinata versione di Le Corsaire, uno dei balletti allestiti con maggior successo. Partendo dalla versione di Marius Petipa e Konstantin Sergeyev, apporta man mano personali cambiamenti alla versione sovietica, la base di partenza per tutte le produzioni rimontate in giro per il mondo. Leggeri adattamenti per adeguarsi a un mutato gusto del pubblico, snellendo, con pantomime più saporose e sensati spostamenti (tre odalische al I atto, togliendole dal già troppo affollato jardin animè del III atto). Il personaggio di Lankendem, il mercante di schiavi, nato in origine come parte mimica ora balla, in un gustoso pas des deux con Gulnara. Lo stile russo resta sempre pregnante, con raffinate e cesellate variazioni, soprattutto femminili, mentre per le parti maschili, a contrapposizione, esalta la potenza e la bravura tecnica. Invariate le danze di carattere, a far emergere il gusto di un’epoca, mantenendo l’uso delle ghirlande di fiori e altri accessori funzionali alla composizione coreografica, retaggio dell’originale sovietico di Petipa.

Tutta la produzione ha saputo mantenere il profumo del tempo, marcata da una squisita eleganza e raffinatezza. La partitura musicale, scintillante e senza inutili pretese sinfoniche, è formata da un pot-pourridi musiche di Adam, Pugni, Delibes, Drigo e von Oldenburg, brani che si sono via via aggiunti nelle varie riprese ottocentesche (le jardin animéè di Delibes), qui riorchestrata da Kevin Galiè.Medora dal sorriso ammaliante quella di Nicoletta Manni, elegante e interprete di charme, che trova il maggior risalto nei momenti lirici dei pas des deux, soprattutto quello fascinosissimo del II atto; tecnicamente eccellente nella serie di fouettés. Accanto a lei l’innamorato Conrad di Timofej Andrijashenko, possente e un po’ trattenuto come interprete, si scatena nel finale primo; efficace nel pas de deux (che diventa a trois con lo schiavo) del II atto, disegna un personaggio sempre solido ma mai travolgente.

Lo schiavo Alì del flessuoso Mattia Semperboni sprizza sensualità, ricevendo un’ovazione per i suoi interventi nel pas de trois del II atto: bei manéges ed esaltante nei tours.Martina Arduino è una Gulnara ben immersa nel clima orientaleggiante, sicura tecnicamente con un buon legato, linea elegante e squisito port de bras. Marco Agostino, Lankendem, buon porteur nel pas de deux con Gulnara, sa essere un convincente mercante di schiavi. Sempre scattante il Birbanto di Antonino Sutera, come godibile la Zulma di Antonella Albano. Virna Toppi, Maria Celeste Losa, Alessandra Vassallo, erano le tre odalische, precise nelle loro variazioni. Degni di elogio gli allievi della Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, soprattutto le ragazzine, già padrone del palcoscenico.

Brillante la direzione di Patrick Fournillier, attento a far quadrare le esigenze di palcoscenico con la qualità di esecuzione.  Allestimento esotico ammiccante con raffinatezza a un oriente favolistico di Luisa Spinatelli (suoi anche i bei costumi impreziositi da elaborati ricami), che realizza uno scenografico veliero, sontuosamente calmo all’aprir di sipario e battuto da marosi nella teatrale tempesta finale. Festosa accoglienza del pubblico. Recita del 16 maggio.

 

 

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