Prostituzione – Giudice di pace annulla la multa

“Cento lire, – pensò Fantina, – Ma dove posso trovare un mestiere da guadagnare cento soldi al giorno?… Via vendiamo il resto!…E la sventurata divenne prostituta”
(Victor Hugo – I Miserabili)
E’ di qualche giorno fa la notizia che che il Giudice di pace di Brescia, Giulio Mutti, ha annullato la multa di 500 euro comminata dalla polizia locale ad un giovane della zona, dopo che questi aveva sporto ricorso. L’uomo, le cui generalità non sono state rese note, era stato sorpreso avvicinarsi ad una prostituta da una pattuglia che girava nella zona.
Ma quali motivazioni possono aver portato il giudice ad una simile decisione? E’ molto semplice: nessun organo diverso dallo Stato può disciplinare la lotta alla prostituzione in quanto questo esula dai suoi poteri. Sintetizzando, il Giudice ha sottolineato che la lotta allo sfruttamento non può di certo iniziare colpendo chi va a prostitute, ovvero i clienti.
Una sentenza, questa, destinata a far discutere a lungo, anche considerando che l’assessore alla sicurezza Muchetti ha annunciato che il Comune intende impugnare la sentenza e presentare ricorso.
La prostituzione quindi si rivela un fatto più che mai di attualità. Le strade delle nostre città, è sotto gli occhi di tutti, calata la sera si riempiono di giovani donne e transessuali, specie a Milano dove le “zone rosse” sono molteplici.
Credo fortemente che punire il cliente che si accompagna con le prostitute da strada sia poco, se non per nulla, efficace nella lotta allo sfruttamento della prostituzione. E’ un deterrente? Ovvio che lo è, ma quante pattuglie servirebbero per porre fine al problema? Quanti agenti? Non basterebbe il tanto invocato intervento dell’esercito. Servono quindi azioni concrete e che mirino ai vertici delle organizzazioni criminali coinvolte nello sfruttamento della prostituzione.
Ma come viene regolamentata, oggi, la prostituzione in Italia? Questa è una domanda le cui risposte aprono due diversi scenari: il primo è che ad oggi l’unica regolamentazione è data dalla legge nr. 75 del 20 Febbraio 1958, più comunemente conosciuta come “legge Merlin”, che stabiliva entro 6 mesi dall’entrata in vigore, la chiusura di tutte le case di tolleranza presenti sul territorio, dell’introduzione di una serie di reati correlati alla prostituzione (sfruttamento, favoreggiamento ecc) e l’abolizione di ogni tipo di regolamentazione in merito. L’altro scenario è, appunto, quello della mancanza di una vera e propria regolamentazione, anche a livello fiscale; infatti per quanto sia palese come la prostituzione (non lo sfruttamento) sia un mercato florido e attivo, mancano le giuste direttive che tentino di inquadrarne i contorni.
Va detto che diverse sono state le iniziative proposte, specie negli ultimi anni, quali le campagne del Partito Radicale per l’abolizione della Legge Merlin, o il tentativo di proporre nel 2013 il quesito referendario dal titolo “Volete voi che sia abrogata interamente la legge 20 febbraio 1958, n. 75, intitolata Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui?” arenatosi però per il mancato numero utile per la proposizione dello stesso, e ancora l’iniziativa proposta dal leader della lega Salvini che proponeva un ritorno alle Case di Tolleranza. Ad oggi però, le uniche iniziative utili ed entrate in vigore arrivano dalla Corte di Cassazione che, con le sue sentenze, ha tentato di colmare le lacune lasciate dalla legislazione in fatto di prostituzione
Resta il fatto che quest’ultima notizia arrivata dal Bresciano è destinata a riaccendere i riflettori su un tema che, come si suol dire, tratta del “mestiere più antico del mondo”. Speriamo solo che si riesca a strutturare una regolamentazione in materia di prostituzione, così da dare un duro colpo al ben più grave e criminoso problema relativo al suo sfruttamento. Attendiamo ora i commenti da parte di Governo ed istituzioni, sperando che si trasformino nel breve in azioni mirate ed efficaci.
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