Ricordando Gianandrea Gavazzeni

Gianandrea Gavazzeni si spegneva a Bergamo vent’anni fa, il 5 febbraio 1996. Il Teatro alla Scala e il Direttore Principale Riccardo Chailly lo ricordano dedicandogli la prima rappresentazione della nuova produzione de La fanciulla del West che andrà in scena il prossimo 3 maggio con la regia di Robert Carsen.
“La figura di Gianandrea Gavazzeni – ha dichiarato il Direttore Principale Riccardo Chailly – svolge un ruolo nella storia della Scala: fu continuatore di una tradizione che affonda le radici nel rapporto diretto con Toscanini e i grandi del primo Novecento, e difensore curioso e colto del repertorio italiano. Voglio menzionare in particolare l’impegno convinto a favore delle opere di Puccini. Se il suo ultimo titolo pucciniano fu La bohème, occorre ricordare almeno il Trittico e la sua interpretazione de La fanciulla del West nel 1964 con Gigliola Frazzoni, Franco Corelli e Giangiacomo Guelfi. Insieme all’Orchestra, al Coro e a tutto il Teatro abbiamo deciso di dedicargli la prima della nuova produzione di Fanciulla il prossimo 3 maggio; io, personalmente, aggiungo il mio affetto, la stima e la simpatia umana per uno straordinario musicista e uomo di cultura che ho avuto modo di conoscere e frequentare”.
Nato a Bergamo nel 1909, Gavazzeni studia all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e al Conservatorio di Milano, frequentando le classi di composizione di Ildebrando Pizzetti. Decisivo è l’incontro con Arturo Toscanini: il rapporto col Maestro proseguirà fino alla morte di questi.
Nel 1935 scrive per il Donizetti l’opera “Paolo e Virginia”, ma nel 1949 decide di abbandonare la composizione per dedicarsi alla direzione d’orchestra; già nel 1933 debutta con l’orchestra dell’EIAR di Torino; alla Scala debutta nel 1943 con un concerto e l’anno seguente con Il campiello di Wolf Ferrari: da allora il legame con il Teatro milanese rimane strettissimo e costante fino alle recite di Stiffelio di Verdi nel 1995, culminando negli anni di direzione artistica dal 1966 al 1968. Gavazzeni dirige oltre 100 spettacoli (incluse le riprese) coprendo un repertorio vastissimo, specchio di un’immensa cultura musicale riversata anche nell’attività di critico e saggista: si va da Mavra di Stravinskij al celebre Turco in Italia con la Callas e Zeffirelli e al Giulio Cesare di Händel, da La Fiera di Sorocinskij di Musorgskij a Norma di Bellini o Anacréon di Cherubini. In una vita così ricca di musica si distinguono almeno quattro direttrici che hanno segnato la cultura musicale italiana. La prima è l’amore viscerale per Verdi, tutto Verdi: accanto ai grandi titoli ricorrenti, soprattutto Un ballo in maschera, Il trovatore e Aida, Gavazzeni è tra i primi a intuire il valore delle opere fino ad allora considerate minori: nel 1966 dirige Simon Boccanegra con Leyla Gencer e Giangiacomo Guelfi, allora una rarità, cui seguiranno Luisa Miller nel 1976 con Pavarotti e Caballé e ancora nel 1987 I lombardi alla prima Crociata, I due Foscari nel 1988 e Stiffelio nel 1995.
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