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SpettacoliTeatro
Home›Spettacoli›Rigoletto: molta attesa per la popolare opera verdiana

Rigoletto: molta attesa per la popolare opera verdiana

By GianFranco Previtali Rosti
12 Gennaio 2016
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Rigoletto navigato accanto a una Gilda ai primi passi. Secondo titolo verdiano, dopo l’interessante proposta della Giovanna d’Arco inaugurale, nel cartellone del Teatro alla Scala: Rigoletto, nella ripresa del fascinoso allestimento ideato da Ezio Frigerio, costumi di Franca Squarciapino e regia di Gilbert Deflo. Uno spettacolo che nel corso della sua lunga carriera, iniziata nel 1994, è stato sempre accompagnato da entusiastiche accoglienze da parte del pubblico scaligero. La direzione d’orchestra è affidata al Maestro Nicola Luisotti, che ha raccolto l’invito del Teatro milanese, dopo la defezione del previsto Mikko Franck che aveva cancellato la sua presenza. Luisotti Gilbert Deflo con le magnifiche scene di Ezio Frigerio. Leo Nucci riprende la sua grande interpretazione del ruolo insieme a Vittorio Grigolo come Duca e al debutto scaligero di Nadine Sierra nei panni di Gilda. Sul podio Nicola Luisotti, direttore musicale della San Francisco Opera guida una formazione di cantanti con protagonista il veterano Leo Nucci, giunto alla sua 515° recita nei panni del gobbo. Gilda sarà interpretata da un giovane e promettentissimo soprano, Nadine Sierra, che tutti abbiamo potuto ascoltare nel concerto di Capodanno trasmesso dalla Fenice di Venezia. Completa la terna dei protagonisti, il sempre più popolare tenore Vittorio Grigolo (Piero Pretti, nella recita del 22 gennaio), nelle vesti dello spensierato e donnaiolo Duca di Mantova. Il resto del cast è formato da Carlo Colombara, Sparafucile, Annalisa Stroppa, Maddalena e il cameo di Giovanni Furlanetto nelle vesti di Monterone. Rigoletto è uno dei capolavori del musicista bussetano, una delle opere più calde, appassionate e vibranti della storia del melodramma, ricca di pagine splendide che si impressero da subito nella memoria degli ascoltatori. Valga un esempio per tutti, l’aria La donna è mobile, il cui spunto fu offerto a Verdi dal Rondò op. 51 di Beethoven, che delinea la spensieratezza libertina del Duca con una musica gaia, ritmica e facile da imparare e da cantare. La prima di Rigoletto andò in scena alla Fenice di Venezia, l’11 marzo 1851. Il libretto è una trasformazione, o un adattamento del dramma di Víctor Hugo Le Roi s’amuse (Il Re si diverte) che ha come protagonista il re Francesco I. Inizialmente, il librettista Francesco Maria Piave, aveva deciso di cambiare il titolo originale con quello di La Maledizione, ma gli eventi politici lo impedirono, a causa della censura divenuta ancora più feroce, che aveva vietato una storia nella quale un sovrano era dipinto con tratti così poco edificanti. Né Verdi né Piave erano disposti a cambiare il testo, ma il capo della polizia austriaca, benché radicalmente contrario alle idee liberali e patriottiche che circolavano al tempo, era però un gran melomane ed un fervente ammiratore della musica di Verdi. Fu lui a mediare, proponendo agli autori dei cambiamenti nel libretto che, senza alterare l’essenza dell’argomento, permettessero di sbloccare la situazione, facilitando l’andata in scena del melodramma.

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Suo fu il definitivo titolo di Rigoletto, come il trasporto dell’azione da Parigi a Mantova e la sostituzione del protagonista, un polemico re di Francia, con un meno augusto Duca di Mantova. Accettate le trasformazioni dal librettista, anche Giuseppe Verdi finì per cedere, mettendosi a lavorare nella sua tenuta di Sant’ Agata con tale entusiasmo sullo spartito che l’opera ritornava a Venezia sorprendentemente finita in quaranta giorni. Rigoletto segnò una nuova tappa nella creazione del geniale compositore, il quale approfittò al massimo grado delle possibilità drammatiche che la storia gli offriva, per cambiare consolidati archetipi: il protagonista dell’opera stavolta non era il leggiadro pretendente abituale, bensì un ridicolo e deforme buffone, una vera e propria apoteosi per un personaggio di tal fatta, mai riuscita fino allora, in nessun’altra opera. In questa versione, il clima d’angoscia e tragedia che avvolge il personaggio di Rigoletto, fisicamente un uomo limitato e, di conseguenza, messo in un posto di “buffone di corte”. È il frutto del disprezzo del potere, della relazione tra oppressi ed oppressori. Lui stesso è possessivo e si sente forte, trasformandosi in complice del suo padrone, il Duca di Mantova, non avendo altra scelta. La sua tragedia risiede nel non poter comprendere ciò che non ha mai avuto, né mai avrà: la libertà. Spesso negli studi fatti su quest’opera, Rigoletto viene presentano come un personaggio malvagio, egoista, vile, possessivo, geloso… Perché punirlo? Perché ignorare la sua situazione nella società? Perché non capire il valore che rappresenta sua figlia per lui? Rigoletto è vittima di un ambiente che non riconosce le sue “diversità” fisiche e psicologiche. In questa visione la partitura verdiana, è presentata come un dramma sulla limitazione dell’uomo (che inguaribilmente attanaglia anche noi): non comprendiamo e, allo stesso tempo, non siamo compresi. È proprio questo, uno dei motivi principali per cui Rigoletto ci commuove ancora oggi. Con quest’opera, Verdi, si trasformò in un autentico idolo per gli amanti della musica scenica. In tutto il mondo. Sette le recite previste al Teatro alla Scala, dal 13 gennaio al 6 febbraio.

 

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