Sala torna e prova a spiegare l’autosospensione

Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha deciso che il suo ‘buen retiro’ dalla vita politico possa considerarsi finito, passando con disinvoltura dallo stupore per i fatti recenti che lo hanno collegato ad alcuni dei fatti più oscuri di Expo, all’indifferenza per quelli che, a tutt’oggi, sono altri punti interrogativi collegati all’Esposizione Universale.
Sala si è presentato in Consiglio Comunale, fra gli applausi della maggioranza, che ha visto nella sua autosospensione temporanea dalla carica quasi un gesto eroico, e i mugugni delle opposizioni, da sinistra a destra, che hanno chiesto spiegazioni e numeri chiari di Expo, finora sempre taciute, al ‘primo cittadino’ milanese.
“Io ho sempre agito nell’interesse di portare Expo al successo. Avevamo puntati addosso gli occhi del mondo e molte aspettative. Fra tanti sforzi – ha detto Sala – siamo riusciti a centrare l’obiettivo” e in ogni modo “so perfettamente che non ho mai percepito nulla se non il mio regolare stipendio e di non aver mai usato i miei poteri per favorire questo o quello”, ha sottolineato, ricordando di avere per Expo “firmato migliaia di atti” redatti da diverse persone. Oggi “faccio il sindaco” e gli obiettivi dell’amministrazione “richiedono sforzi che solo con una piena credibilita’ possono essere portati avanti”, ha proseguito. “Di fronte a tale decisione” della procura generale, ha rimarcato Sala “non ho potuto che essere sorpreso, quindi ho reagito nell’unico modo per me possibile. Non mi sarei sentito nelle condizioni di svolgere il mio compito finché non si fossero chiariti i contorni della vicenda”.
Il sindaco ha ppoi sottolineato l’amarezza per il suo coinvolgimento nell’indagine e per esserne stato informato dalla stampa: “Non si ha idea di cosa ho dovuto combattere per anni per fare di Expo il successo che è stato. Resta l’amarezza per il fatto che alcuni non fanno il minimo sforzo per capire. Dovrò convivere con questa amarezza e magari spero che in tempi futuri per chi è abituato a giudicare il lavoro degli altri ci sia la possibilità di misurarsi in prima persona nell’arte del fare”. Ora “posso tornare con energia nelle mie funzioni perché ho capito che non ci sono condizionamenti” per queste, ma serve “un circuito virtuoso fra ruoli diversi, vissuti tutti per il bene comune. La politica deve essere messa in buone mani, sono benvenuti i controlli di legalità” così come “gli onesti funzionari” e “gli imprenditori che credono nel loro lavoro”.
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