Salvini: Milano non vuole le spugnette dell’ipocrisia

di Sabrina Sala
Il diktat di Salvini è stato chiaro “Chi verrà in piazza con un casco e una mazza in mano non farà neanche 10 cm con le proprie gambe perché li fermeremo prima”. Insomma chi ben comincia è a metà dell’opera basti pensare che “chi spacca una vetrina non è un rivoluzionario ma una testa di cxxxo”.
Le regole sono chiare e semplici. La piazza è gremita. La folla composta, ma anche inccaxxata. Tutto come ha stabilito il leader della Lega che per l’occasione non s’è fatto mancare nemmeno un pò di marketing: alcuni giovani vestiti da black bloc con il cartello al collo arancione con su scritto “io voto Pisapia”. Il messaggio, anche in questo caso, è chiaro e diretto.
Si “gioca” con il ricordo, il “dialogo”, la “tolleranza”. Un messaggio sotto Palazzo Marino che deve arrivare a chi di dovere ” vorrei chiedere a Pisapia chi ha firmato l’autorizzazione per la manifestazione del primo maggio: chi ha firmato ripaga i milanesi da tutti i danni fatti e si prende la responsabilità di questa vergogna” e “magari ci possono mettere un contributo anche i buonisti alla Fabio Fazio, alla Vecchioni, alla Bisio”
Si parte cantando “O mia bella Madunina” raggiungendo Forza Italia e Fratelli D’Italia e intonando questa volta, l’inno di Mameli senza storpiature.
Hanno percorso le vie della città, le stesse dove avevano marciato venerdì primo maggio i delinquenti che hanno portato alla devastazione di vetrine, banche, strade, auto, edicole…
I militanti sventolano le bandiere e anche gli abitanti della zona escono sui balconi ma questa volta, non inveiscono come hanno fatto domenica contro Pisapia. Gli stessi Salvini della Lega e Gallera di Forza Italia lo avevano accusato di aver supportato i centri sociali, non ultimo il Leoncavallo fino a qualche giorno prima dello scempio compiutosi per le strade milanesi. Una storia vecchia tra dialoghi e tolleranza che oggi, invece, ha una sola eco “tolleranza zero, Milano non si piega”.
Il leader della Lega non si stanca :«Non mi dica il ministro dell’Interno che poteva andare peggio, non mi dica Renzi che erano quattro teppistelli. Perchè se erano veramente quattro teppistelli e uno Stato fa distruggere una città da quattro teppistelli non è uno Stato».
Nell’innegabile aperta campagna elettorale, a rincarare la dose sulle colpe è ancora il leader della Lega: «Fate fare a me il ministro dell’Interno, poi vediamo se c’è ordine in giro. In uno Stato serio quel corteo non partiva: se hai delle spranghe ti scarico nel Naviglio». A tre giorni dagli scontri di Milano, Matteo Salvini prima di aggregarsi alla manifestazione di Forza Italia parla davanti al comune di Milano mentre i presenti cantano ‘O mia bella Madunina”.
Rilancia le accuse contro tutto e tutti, da Alfano a Renzi, «inadatti e incapaci», il sindaco Pisapia, «persona onesta ma ipocrita», i partecipanti al corteo di venerdì, «non manifestanti ma teste di c…», i giudici, «che spero una volta nella vita facciano i giudici e tengano quei delinquenti in galera per qualche anno», i cantanti, i giornalisti e gli intellettuali, che «coccolano quei delinquenti: provo pena e schifo» .
A Pisapia, Salvini rinfaccia di aver autorizzato il corteo: «è un ipocrita, perchè invece di prendere le spugnette non doveva consentire quella manifestazione di vandali. Io avrei vietato qualsiasi manifestazione nel giorno d’inaugurazione di Expo». Ecco perchè, quando la Lega andrà al governo, «e andremo al governo», le cose cambieranno. «Di sicuro quelli non arrivavano al centro di Milano. Quando andremo al governo, polizia e carabinieri saranno liberi di fare polizia e carabinieri, ovvero di difendere i cittadini».
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