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Home›Spettacoli›“Scende giù per Toledo” al Teatro Menotti-Verdi

“Scende giù per Toledo” al Teatro Menotti-Verdi

By Redazione
15 Novembre 2015
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Al Teatro Verdi, viene riproposto fino a oggi pomeriggio “Scende giù per Toledo”, tratto dal romanzo di Giuseppe Patroni Griffi (1975), che Arturo Cirillo ha adattato a monologo, in scena fissa, e di cui ha curato anche la regia, e che viene riproposto in questa stagione, dopo il successo riscosso lo scorso anno al Teatro dell’Elfo (lo spettacolo, una produzione Marche Teatro, aveva infatti debuttato la scorsa stagione). Come ebbi a suo tempo a dichiarare, quando diedi notizia su questa pagina dello spettacolo, io stesso, rimasi molto colpito dal romanzo quando lo lessi nel lontano del 1975 e ne immaginai fin da allora la trasposizione cinematografica. Forse quelli non erano gli anni giusti per portare al cinema certi argomenti. Non pensai al teatro, date le diverse scene in cui si svolgeva il romanzo. Ma cercai, nel mio piccolo, di diffondere quel romanzo in tutti i modi tra amici e conoscenti. Finalmente in anni più recenti è stato ristampato e la nuova generazione l’ha potuto leggere. La trasposizione di  Cirillo fatta a teatro è stata geniale. Senza trasporre il romanzo in una sceneggiatura adattandolo a un film, ha preferito, uomo di teatro, “raccontare” i punti salienti del testo, recitando il personaggio principale, un travestito che si fa chiamare Rosalinda Sprint, e dando voce ogni tanto a un altro personaggio importante della vicenda: una travestita d’elevati bordo ed età, dalle conoscenze illustri che dispensa buoni consigli e si fa chiamare Marlene Dietrich.

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Lo spettacolo è stato bellissimo, Cirillo ha dimostrato un’intelligenza eccezionale nel saper captare e rendere sulla scena tutta la psicologia del personaggio e la sua bravura è senza pari: difficilmente ci potrà essere una Rosalinda Sprint più bravo di lui nell’entrare in modo così perfetto nel personaggio. Se il romanzo conteneva momenti divertenti e assumeva certe forme che volgevano anche al grottesco, anche ricorrendo a una terminologia dialettale, Cirillo, pur non rinunciando a certi termini e abitudini propri della “napolaneità”, ha saputo cogliere la parte più amara della storia e ce l’ha mostrata, senza rinunciare a narrare alcuni episodi che al momento provocano il riso nello spettatore: quelle battute che la letteratura gay ci ha abituato da tempo. Ma è proprio da qui che parte un discorso molto più ampio che riguarda l’emarginazione, la vita dei “bassi” napoletani dove non esisteva negli anni 70 la parola gay ma l’omosessuale veniva deriso e disprezzato in quanto persona diversa: maschio che vuole essere femmina e che si reca a “battere” per cercare il compagno di una sera e che veniva chiamato “ricchione” (e “frocio” era già un complimento). Il “femminiello”, di giorno preso in giro dai passanti, doveva adattarsi alla situazione se voleva sopravvivere, ma la sera, sapeva diventare regina, andava a “battere” per portarsi a casa il “maschio” di turno che il giorno dopo avrebbe fatto finta di non conoscerla. Rosalinda Sprint racconta come rischiò di essere ucciso da suo padre quando questi capì che suo figlio non era considerato un ragazzo cosiddetto normale; fu cacciato di casa e, dopo aver vissuto per breve tempo di espedienti, s’inventò quel nome esotico che la rese indipendente, dileggiata, ma padrona di se stessa, salvo alcuni momenti in cui doveva ricorrere ai consigli della “saggia” Marlene Dietrich”.

Scende-giù-per-Toledo-5-Arturo-Cirillo

L’incipit del romanzo è uguale al titolo dello stesso: “Scende giù per Toledo Rosalinda Sprint” , deve correre a provare un mantello con il cappuccio alla Stuarda che si è fatto confezionare apposta per andare a raggiungere il suo innamorato inglese. E già vede se stessa sul molo di Dover con il cappuccio alla Stuarda che le incorona il viso e con una leggera, appena visibile, lacrima di commozione, mentre si dirige incontro al suo dolce amante inglese. Ma il sarto non ha messo nel cappuccio le stecche di balena ma della semplice ovattina che lo fa “ammosciare” e non lo tiene rigido. E che diamine! Lei glielo aveva detto che ci voleva le stecche di balena e ora è il cappuccio è da rifare. Poi deve correre per consiglio da Marlene Dietrich che le viene ad aprire la porta “con il culo in mano”direttamente proveniente dal cesso, dove ha passato la notte seduta sul water per colpa della diarrea provocata dall’aragosta guasta che la sera prima l’ammiraglio le aveva offerto. I tempi sono cambiati dal 1975, ma la vita del proletariato, di chi vive di sotterfugi, il desiderio di trasgredire alla società “bene” per desiderio di vendetta, il buttare in faccia a chi ti umilia perché sei diverso hanno cambiato forma ma ci sono ancora sotto forma diversa. Ci sarà sempre una Rosalinda Sprint che deve vivere una vita “arrangiata” se vuole sopravvivere e deve imparare anche a sognare che un giorno avverrà il miracolo che le cose cambieranno. E intanto Cirillo, pur non facendoci vedere realmente tutte le contraddizioni che possono co-esistere in una società moderna, ce le racconta tutte in maniera magistrale. Vedere per credere. 

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TagsArturo CirilloGiuseppe Patroni GriffiMarlene DietrichRosalinda Sprint
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Redazione

9 comments

  1. paolo 15 Novembre, 2015 at 12:17 Rispondi

    Davvero una bellissima recensione per una bellissima rappresentazione teatrale che ci fa ridere ma riflettere! Grazie sig. Tomeo!

  2. Robby 15 Novembre, 2015 at 13:14 Rispondi

    Ho visto lo spettacolo venerdì scorso mi è piaciuto molto e Arturo Cirillo è bravissimo. W Rosalinda Sprint :-)!

  3. giorgio urbinati 15 Novembre, 2015 at 13:30 Rispondi

    Sono contento nel leggere la recensione di Carlo Tomeo che il romanzo portato in scena e risultato bellissimo perché non sempre si riesce a catturare tutta la giusta trama del romanzo quando questa viene riprodotta in teatro o al cinema, quindi andiamo a vederla. grazie

  4. maristella vettor 15 Novembre, 2015 at 14:38 Rispondi

    Bella, divertente e che fa riflettere, una rappresentazione sicuramente da vedere. Complimenti per la dettagliata recensione Carlo Tomeo.

  5. cacciafeste Marcello 15 Novembre, 2015 at 16:08 Rispondi

    Ottima questa recensione

  6. Manu 15 Novembre, 2015 at 18:43 Rispondi

    Il sig. Tomeo ha scritto un’eccellente recensione sul spettacolo: “Scende giù per Toledo”. Dà invidia di assistere quando dice che si deve “vedere per credere”… Ma no, basta leggere Carlo Tomeo per credere che è da vedere…

  7. Vittorio 15 Novembre, 2015 at 19:10 Rispondi

    intrigante

  8. Doris Castro 16 Novembre, 2015 at 02:28 Rispondi

    Ottima la recensione dell’ spettacolo “Scende giù per Toledo”. Complimenti, sig. Tomeo.

  9. Emanuela 16 Novembre, 2015 at 17:23 Rispondi

    Apprezzo il sempre ottimo lavoro di critico di Carlo Tomeo e la Sua dedizione all’Arte!!! Grazie ancora Carlo!!! Emanuela

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