Sesto San Giovanni fra lotta all’accattonaggio e feste islamiche

Roberto Di Stefano ha mantenuto la parola, portando una ventata di ordine, almeno apparente, in una comunità, quella di Sesto San Giovanni, storicamente ancorata alle posizioni della Sinistra cosiddetta ‘buonista’ e fautrice dell’accoglienza indiscriminata.
Eletto al ruolo di sindaco della ex Stalingrado d’Italia, spodestando Monica Chittò e portando con sé la parola d’ordine della sicurezza, Di Stefano ha presto mantenuto le promesse, portando innanzitutto l’Esercito ad aiutare nel pattugliamento dei luoghi più sensibili, come nel caso della Stazione ferroviaria, luogo nei cui pressi fu ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia Anis Amri, il terrorista islamico che aveva falciato con un camion un mercatino di Natale a Berlino.
Dopo l’ordinanza anti degrado e l’innalzamento dei controlli della polizia locale, Di Stefano si è anche lanciato nell’importante iniziativa di bloccare il piano di realizzazione di una maxi moschea che avrebbe corso il rischio di diventare un punto di richiamo irresistibile per i tanti musulmani della zona, con conseguente possibilità di islamizzazione locale da parte della folta presenza di arabi e nordafricani della zona. Non meno importante la lotta al commercio abusivo, che ha portato il sindaco di Sesto a firmare, a fine luglio, l’ordinanza tesa a colpire l’accattonaggio e i bivacchi, e che in poche settimane ha dato il via a una campagna di allontanamenti sfociati nella richiesta di 34 Daspo urbani.
La presenza di un simile sindaco ‘sceriffo’ ha ovviamente allarmato il centrosinistra, che ha subito reagito, in particolare riguardo all’ultima polemica, legata alla mancata concessione del Palasesto alla comunità islamica per poter celebrare, il 1° settembre, la Festa del Sacrificio. Motivo ufficiale, il ritardo della richiesta dello spazio, che dovrebbe essere effettuata con un anticipo di 60 giorni sull’evento (toh, esistono anche le regole, e anche chi vuole farle rispettare). La Chiesa cattolica è entrata duramente a gamba tesa nelle ‘questioni terrene’ della città di Sesto: “La linea dura scelta dalla giunta sta prendendo il sopravvento sulle scelte di governo adatte alla città – ha dichiarato don Leone Nuzzolese, parroco della chiesa di San Giuseppe, anche questa di Sesto San Giovanni, a un settimanale locale -, abbandonare i musulmani può solo creare un terreno pericoloso, soprattutto nell’interazione con i giovani. E abbiamo proprio visto in questi giorni a Barcellona cosa può succedere”. Quasi un cupo presagio di sventura, un anatema lanciato nei confronti di chi punti alla restaurazione dell’ordine in città in cui faccia comodo la confusione tra libertà individuali, anarchia e malaffare. E da Sinistra arriva anche la forte condanna da parte di Franco Mirabelli, senatore del PD. “Abbiamo chiesto al Ministero degli Interni e alla Prefettura di intervenire con urgenza, per impedire che a Sesto San Giovanni l’amministrazione comunale privi una intera comunità di un diritto fondamentale, come quello che garantisce la libertà di culto e il suo esercizio a tutti i cittadini e a tutte le confessioni religiose”. La sfida lanciata al ‘sistema’ da Di Stefano è soltanto all’inizio.
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