Spiderman: Homecoming, il ritorno dell’uomo ragno

Spiderman: Homecoming è il sesto film sull’uomo ragno dell’era moderna. Il decimo se consideriamo quelli degli anni settanta e ottanta. Riuscirà Marvel a convincere il pubblico che questo supereroe tanto amato quanto eccessivamente sfruttato è ancora capace di emozionarci?
Personalmente, credo che i migliori film di Spiderman siano quelli diretti dal grande Sam Raimi: Spiderman, del 2002, Spiderman 2, del 2004 e Spiderman 3 del 2007. In questi film l’equilibrio tra storia azione, lo sviluppo dei personaggi e tutto sommato anche la qualità degli effetti speciali, hanno decisamente un senso e – per una volta – critica, pubblico e botteghino lo hanno confermato quasi all’unisono.
I due successivi, diretti da Marc Webb, ovvero The Amazing Spiderman del 2012 e The Amazing Spiderman 2 del 2014, che ricominciavano praticamente da zero il racconto delle gesta di Peter Parker, non hanno aggiunto assolutamente nulla di nuovo. Sono una rivisitazione dello stesso concetto che, pur riscuotendo un discreto successo grazie al protagonista della storia e grazie al buon lavoro di Andrew Garfield (attore che deve moltissimo a questo personaggio), non segnano un cambio di rotta di alcun tipo.
Spiderman: Homecoming, che per la terza volta rappresenta il tasto reset della storia, punta ad ottenere quello in cui il suo ultimo predecessore non è riuscito: creare uno Spiderman diverso da quello di Raimi rispettando il DNA (modificato, permettetemi la battuta) dell’uomo ragno del fumetto. E come ci proverà Jon Watts, co-autore e regista di questo film? Sono tre gli elementi chiave del nuovo Spiderman:
Il primo risiede proprio nell’innocenza di Peter Parker. In questo film si parte dalle scuole superiori, quando il nostro protagonista scopre i propri poteri ed inizia la sua eroica avventura. Quello che piace dell’interpretazione offerta dal giovane Tom Holland è che si tratta prprio di un ragazzino adolescente, con i problemi tipici di quell’età e – soprattutto – la purezza, l’innocenza e la sfrontatezza di quegli anni. Aspetti, questi, che forse nemmeno Tobey Maguire e Andrew Garfield erano riusciti a mettere in scena con tanta naturalezza.
Il secondo sta nello sfruttamento della componente Marvel, una scelta che non mi trova completamente d’accordo – Spiderman è sempre stato in grado di reggersi con le proprie gambe (o zampe… ok, ora la smetto) – ma che possiamo comprendere da un punto di vista commerciale. In questo film Spiderman ha come maestro e padre putativo, niente meno che Tony Stark o, se preferite, Iron Man (Robert Downey Jr.). Il capo degli Avangers, ovvero il club dei supereroi Marvel. La presenza di un mentore di questo tipo, libera Peter da qualsiasi responsabilità diretta ed è forse la chiave del successo del personaggio. D’altro canto, sappiamo benissimo quanto il pubblico ami Tony Stark e quanto divertente sia l’interpretazione di Downey. Il pubblico apprezzerà sicuramente.
Il terzo elemento chiave di Spiderman: Homecoming e, se mi permettete, la ragione principale per cui credo meriti di essere visto, è “il cattivo” di turno. Finalmente, dopo ben sei film in cui non era mai comparso, l’uomo ragno si troverà a combattere un suo rivale storico: Vulture. E non è tutto… ad interpretarlo è nientemeno che Michael Keaton che, evidentemente, ha un debole per i ruoli in cui deve interpretare una sorta di uomo-uccello. Scherzi a parte, si mormora che la sua interpretazione sia sensazionale e che questo cattivo, molto più umano di quelli visti nei cinque film precedenti, calzi a pennello con il progetto di “normalizzazione” di Watts.
Un’ultima curiosità: pare che ci sia già una piccola polemica che bolle in pentola, a causa di un “product placement” (pubblicità indiretta) piuttosto massiccio di Audi che, a detta dei fans più sfegatati, finirà certamente per annoiare lo spettatore. Speriamo di no, ma se fossero questi i problemi dei film dell’era moderna, saremmo veramente a cavallo.
L’obiettivo di Sony per questo week-end di debutto è di raggiungere almeno i 100 milioni di incassi. Una previsione ambiziosa che metterebbe l’uomo ragno sullo stesso piano di Wonder Woman, in un’estate dove i supereroi sembrano avere una marcia in più. Vedremo se il trend continuerà per tutte le vacanze.
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