Immigrazione: polizia scopre una rete di trafficanti

Un’organizzazione criminale transnazionale è stata scoperta dalla polizia. Tra le persone coinvolte due tra i più importanti trafficanti di migranti che operano sulla cosiddetta ‘rotta libica’ e un cellula di eritrei che vive in Italia, in particolate nelle province di Milano, Palermo, Agrigento e Catania.
L’organizzazione è stata smantellata questa mattina, i componenti sono accusati d’associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina: eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi avrebbero favorito con enormi guadagni l’immigrazione illegale di migliaia di connazionali.
Tra i destinatari delle misure restrittive figurano i più pericolosi trafficanti di esseri umani operanti in Libia, uno dei quali è addirittura coinvolto nel tragico naufragio del 2013 in cui morirono più di trecentocinquanta profughi. Diversi decreti di fermo sono stati eseguiti nelle province di Palermo, Agrigento, Catania, Milano, e Roma.
I provvedimenti, eseguiti dalla Polizia di Stato, sono stati emessi dalla Procura – Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Le indagini hanno consentito di ricostruire la struttura organizzativa e le dinamiche criminali di una pericolosa organizzazione in cui soprattutto sono stati individuati i capi.
Tra gli indagati figurano E.G., cittadino etiope, e M.Y.R., cittadino eritreo, ritenuti, da tempo tra i più importanti trafficanti di migranti che operano sulla cosiddetta “rotta libica”. E.G., che agisce nelle zone di Tripoli e Zuwarah, è latitante dal luglio del 2014, in quanto destinatario di un provvedimento restrittivo, esteso anche in campo internazionale, emesso nell’ambito delle indagini condotte dalla Procura distrettuale dopo il tragico naufragio avvenuto, il 3 ottobre 2013, nei pressi di Lampedusa e nel quale persero la vita almeno 366 migranti, evento del quale il trafficante in questione è considerato organizzatore e responsabile.
Secondo gli investigatori, E.G e M.Y.R. sono i capi dell’organizzazione che opera tra centro Africa, Maghreb, Italia e Nord Europa e gestisce la rotta terrestre dei migranti, in alcune occasioni ‘comprando’ da altre bande criminali gruppi di africani tenuti sotto sequestro e diretti in Italia. I due uomini curerebbero anche la fase della permanenza sulle coste libiche degli extracomunitari in partenza per la Sicilia, tenendoli prigionieri sotto la vigilanza di guardie armate fino all’imbarco. Raggiunta l’isola, l’organizzazione criminale metterebbe i profughi in contatto col resto della banda che opera in Italia, a Catania, Agrigento, ma anche Milano e Roma, per organizzarne la fuga dai centri di accoglienza – una base della rete è stata scoperta nel Cara di Mineo – e permettere loro, in cambio di altro denaro rispetto a quello pagato per la traversata, di raggiungere il nord Europa. Importante anche il ruolo di un terzo indagato, A.G., detto «Amice», che opera in Sicilia, a Catania, e tiene i contatti con i trafficanti africani. L’eritreo, che può contare su una rete di complici che operano nel Cara di Mineo, mette in contatto i migranti giunti sull’isola con parenti che vivono nel nord Europa, recupera i soldi per consentire loro di raggiungere i familiari e organizza eventuali soggiorni intermedi. Il tutto in cambio di cifre che vanno dai 250 ai 1000 euro a persona.
Lucrezia Lessio
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