The Sinner, la seconda stagione è sorprendente

Agosto, un mese tipicamente avaro di novità televisive, ci regala invece la seconda stagione di una delle serie di maggior successo dello scorso anno. Nonostante lo scetticismo generale, i nuovi episodi di The Sinner convincono e ci regalano la stessa tensione che ce lo aveva fatto amare dal primo minuto.
Cominciamo con la parte meno piacevole della faccenda. Jessica Beil non è più parte del cast di The Sinner. C’era da aspettarselo considerando il finale della prima stagione. Dal punto di vista della storia sarebbe stato un vero suicidio continuare a parlare di Cora Tannetti (Jessica Biel) dopo che il detective Harry Ambrose (Bill Pullman) aveva brillantemente risolto il caso regalando alla donna, ingiustamente accusata, la tanto agognata libertà. Effettivamente, il taglio con il passato è quasi totale. A salvarsi, almeno a giudicare dai primi tre episodi già trasmessi negli Stati Uniti, è proprio il detective, vero e proprio anello di congiunzione tra il vecchio e il nuovo.
Il setup della vicenda, vera e propria chicca della stagione d’esordio, è ancora di grande impatto e ci trascina subito in quell’atmosfera noir che tanto ci piace. Si comincia con una coppia di giovani genitori in gita con il proprio figlio, un ragazzino di una decina d’anni o poco più dai folti ricci neri e la faccia seria. I tre, che si stanno dirigendo verso le cascate del Niagara, sono costretti a pernottare in un motel a causa di un guasto alla macchina. Il ragazzino s’intristisce per il contrattempo, ma le coccole della madre sembrano far rientrare la situazione e l’indomani il piccoletto si presenta in camera con un paio di tazze di tè per i genitori, che accettano volentieri il gesto rasserenante.
Quello che accade in seguito è inaspettato e agghiacciante, ma – per evitare spoiler – fermiamoci qui.
Le dinamiche sono le stesse della prima stagione. Un delitto inspiegabile, la polizia che sceglie la via più logica per trovare una spiegazione all’accaduto, e il detective Ambrose che cerca di scovare ragioni che vadano al di là dell’ovvio. Per lo meno è questo il copione dei primi episodi che spiccano per drammaticità e tensione.
La tecnica del taglio netto tra vecchia e nuova stagione non è una novità. L’avevamo vista in Fargo e in True Detective, per esempio, e sembra sposare perfettamente le moderne esigenze di produzione, che richiedono risultati immediati e storie che creino un’empatia immediata. Nel caso di The Sinner viene utilizzato un elemento di congiunzione (il detective) che, almeno per quest’anno, ha totalmente senso. Con Cora, era il personaggio più riuscito della prima stagione e il fatto che il delitto al centro di questa seconda avvenga nella sua città Natale è piuttosto credibile.
Vedremo cosa accadrà nei prossimi episodi, ma per il momento la storia è intrigante e coinvolgente.
Con questo formato, USA Network potrebbe avere trovato una serie all’altezza di Mr. Robot e Suits. A condizione di mantenere alto il livello qualitativo.
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