Tutti in coda davanti al supermercato

Milano abbassa le saracinesche e risponde quasi compatta all’invito / obbligo del Governo a rinchiudersi in casa per combattere il Coronavirus. Strade deserte, mentre il 50 per cento delle attività commerciali ha scelto di tenere chiuso, oggi e nei prossimi giorni. Qualcuno riaprirà all’inizio della prossima settimana, altri direttamente all’inizio di aprile, quando dovrebbe finire, il condizionale è d’obbligo, il periodo di ‘quarantena’ cui è stata sottoposta la nazione.
Saracinesche abbassate per le firme di lusso
La metropoli meneghina ha deciso di mettere in pausa le attività commerciali senza aspettare le decisioni del Governo. Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha chiesto di “chiudere tutto adesso (tranne i servizi essenziali) per ripartire il prima possibile”. “Fermare ogni attività economica, produttiva, di servizio che non sia essenziale” è la richiesta anche dei sindacati, cui molti aziende e privati hanno risposto in maniera autonoma.
Il primo a decidere di chiudere i propri negozi è stato il gruppo Calzedonia, “poiché non vendiamo articoli di primaria necessità”, hanno spiegato. Ha fatto seguito la decisione di Armani di fermare l’attività di negozi, ristoranti e hotel con il suo brand a Milano “a fronte delle recenti evoluzioni dei contagi da Coronavirus in Lombardia”. E via così anche catene come Kiko, che “senza allarmismi e paura, ma con serietà e razionalità” ha scelto di abbassare le serrande dei suoi 340 negozi italiani, e di Zuiki, che ha scelto la stessa via, così come Primadonna, mentre il gruppo Capri ha deciso di fermare gli store di Lombardia, Veneto, Friuli, Piemonte ed Emilia Romagna.
Ingressi scaglionati all’Esselunga
Fermi anche alcuni locali storici della Movida milanese, con il Centro deserto di una città vuota. Chiuso il Camparino in Galleria, mentre è stato potenziato il delivery. Ma anche lunghe code davanti ai supermercati, con le persone scaglionate all’ingresso e distanziate l’una dall’altra di almeno un metro. In alcuni casi, come in quello dell’Esselunga di via dei Missaglia, si sono formate file lunghe fino a cento metri, ma all’interno il supermercato è rimasto semivuoto e i prodotti non sono venuti a mancare, come confermato da Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione: “Il sistema della produzione regge e gli scaffali non si svuoteranno, ma una reazione emotiva rischia di mettere sotto pressione le strutture e di intralciare le attività degli addetti, che sono chiamati a un immotivato superlavoro”. Da sottolineare come qualche supermercato più piccolo, paradossalmente, abbia vissuto momenti di maggiore calma e meno intasamento di persone. Può essere un utile consiglio per chi sia costretto a uscire in cerca di cibo e altri generi di prima necessità.
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