Un cittadino denuncia Sala: ineleggibile

Non era “tempestivamente ed effettivamente cessato” l’incarico di Commissario unico di Expo 2015 e, per questo, Giuseppe Sala si trovava in condizioni di “ineleggibilità e incompatibilità” al momento della candidatura a Sindaco di Milano. Lo si legge nel ricorso presentato dal cittadino Giorgio Giovanni Conte, assistito dall’avvocato Francesco Saverio Marini, e discusso ieri mattina davanti al collegio della prima sezione civile del Tribunale, che si è riservata di decidere. Nel ricorso si evidenzia che con una lettera indirizzata alla presidenza del Consiglio il 15 gennaio 2016 Sala ha presentato le dimissioni dalla carica di commissario Expo, con decorrenza 1 febbraio 2016. Nel frattempo, però, Sala “continuava a compiere numerosi atti inerenti” l’incarico, tra cui la “sottoscrizione in data 22/1/2016 del Rendiconto Esercizio 2015”. Atto che, come ha spiegato in udienza il legale del sindaco, l’avvocato Carlo Cerami, è stato firmato da Sala in quanto ad di Expo e non in quanto Commissario.
La diatriba, in verità, nasce ben prima della denuncia da parte del cittadino. A maggio la questione viene sollevata dal settimanale Panorama , al quale però Palazzo Chigi risponde di aver protocollato il 18 gennaio la lettera di dimissioni inviata da Sala il 15 gennaio, atto formale già pienamente efficace e non bisognoso di alcun adempimento. Seguono reciproche repliche e controrepliche. Per Sala è una questione «surreale» sollevata da «una certa stampa militante»,
Marco Cappato dei Radicali, anche lui candidato sindaco a Milano, presenta un esposto alla procura della Repubblica, all’Autorità garante della concorrenza e all’Autorità anticorruzione, sulla ineleggibilità di Sala. Un secondo ricorso contro la sua candidatura viene presentato al Tribunale Amministrativo Regionale dal candidato Sindaco del M5S, che però viene respinto poiché inammissibile. Nella motivazione del TAR si legge che l’inammissibilità nasce dalla competenza della materia specifica. TAR e giudici sottolineano la distinzione tra i concetti di “incandidabilità” e “ineleggibilità”: «La questione circa l’asserita ineleggibilità potrà trovare tutela, successivamente all’espletamento delle elezioni e a seguito della convalida degli eletti, davanti a un giudice ordinario, ai sensi della normativa in vigore», si legge su Il Post. Di nuovo l’assurdità di alcune leggi italiane permettono ad un cittadino di candidarsi senza essere, potenzialmente, eleggibile. Oggi, finalmente, la questione è sulla scrivania di un giudice del Tribunale ordinario. Che si riserva di decidere.
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