Un nuovo Le Corsaire è sbarcato alla Scala

Il Teatro Scala presentò il primo balletto basato su “The Corsair” di Lord Byron nel 1826, inventore e compositore dei balli Giovanni Galzerani, con ben cinquantatré rappresentazioni e riproposto nel 1842, con quarantacinque repliche!
Nel 1857 invece quello di Domenico Ronzani, con dieci rappresentazioni. Dopo l’edizione presentata da Anna-Marie Holmes, pioniera della danza senza confini proposta nel 2018, arriva anche a Milano Le Corsaire con la coreografia di Manuel Legris, Direttore del Coro di Ballo scaligero. Una versione operata nel 2016, prima sua rivisitazione di uno dei classici della danza ottocentesca che in Russia è sempre stato in repertorio mentre in Occidente, per tanti anni, Le Corsaire era conosciuto solo per il celeberrimo Pas de deux, immancabile pezzo di ogni Galà di danza. Momento di bravura e virtuosismo tecnico irrinunciabile, fissato come un’icona, per la spettacolare interpretazione che ne diedero Rudolph Nureyev e Margot Fonteyn.
Partendo dalla versione di Marius Petipa, Legris apporta nella sua ricerca musicale e drammaturgica dei cambiamenti alla versione russa, base di tutte le produzioni rimontate in giro per il mondo. Fa sprigionare oltre la romanzesca trama del corsaro dei mari che fra rapimenti e naufragi corona il suo sogno d’amore, lo spirito byroniano con pregnanza di movimenti e gesti. Tra le parti create dal coreografo per il Corpo di Ballo Scaligero ci sono la Danza delle Odalische su musica di Adam e quella delle Donne corsare, intessendole a pezzi originali di Petipa come il Pas des forbans o dei Pirati, musica di Pugni e le jardin animé del III atto di Delibes.
Lo stile russo resta sempre pregnante, con raffinate e cesellate variazioni, soprattutto femminili, mentre per le parti maschili, a contrapposizione, viene esalta la potenza e la bravura tecnica. Invariate le danze di carattere, a far emergere il gusto di un’epoca, mantenendo l’uso delle ghirlande di fiori e altri accessori funzionali alla composizione coreografica, retaggio dell’originale di Petipa. Grande attenzione Legris riserva anche alla scelta delle musiche, oltre ad Adolphe Adam intercala pezzi di altri compositori, in collaborazione con Igor Zapravdin, arrangiamento di Thomas Heinisch e Gábor Kerényi, come il pas de deux di Medora e Conrad su musiche di Léo Delibes prese dal balletto Sylvia.
L’allestimento firmato per scene e costumi da Luisa Spinatelli, dal vago profumo del tempo, senza farsi particolarmente apprezzare per eleganza e caratterizzazione. Medora d’incantevole espressività quella di Nicoletta Manni, di maturata interpretazione dall’edizione precedente. Riempie il palcoscenico con il suo charme e il sorriso ammaliante, un’innamorata di elegante malizia, radiosa nel terzo atto, trova il maggior risalto nei momenti lirici nei pas des deux, soprattutto il fascinoso del II atto, dove è sensuale interprete. Sicura nei passi virtuosistici, sfoggia bei fouettés e veloci tours, in gara di velocità con il partner, in preziosi momenti e scintillio di danza.
Accanto a lei in bella coppia amorosa Conrad di Timofej Andrijashenko, non particolarmente caloroso come interprete, più incisivo tecnicamente, si scatena nel finale primo. Partecipe partner nei pas de deux, non disegna un personaggio travolgentemente posseduto dalle passioni, dando il meglio nelle pregevoli batteries, soprattutto nei bei manèges. Maria Celeste Losa è una Gulnare immersa nel clima orientaleggiante, efficace anche sen non particolarmente pregnante come interprete. Marco Agostino, Lankedem, gustoso interprete sa essere un convincente mercante di schiavi. Scattante il Birbanto di Claudio Coviello di sfrenata energia, in godibile coppia con la briosa Zulma di Antonella Albano, tecnicamente puntuale e partecipe interprete. Linda Giubelli, Gaia Andreanò e Camilla Cerulli, precise nelle variazioni virtuosistiche, regalano alle tre Odalische seducente grazia. Il Pascià Seyd di Gioacchino Starace, saporito caratterista.
Buona prestazione del corpo di ballo: brio, azione e lirismo, soprattutto quello femminile, efficace nel divertissement finale. Un elogio alle allieve della Scuola di ballo dell’Accademia, già padrone del palcoscenico. Solida direzione di Valery Ovsyanikov, scintillante e senza pretese sinfoniche, attento a far quadrare le esigenze di palcoscenico con la qualità di esecuzione. Allestimento un po’ polveroso e di un esotismo di maniera, in cui si fatica a respirare il profumato oriente romantico, trova il momento migliore nello scenografico veliero, all’aprir di sipario e battuto da marosi nella teatrale tempesta finale. Le Corsaire è stato il primo balletto a essere trasmesso live su www.lascala.tv: in diretta streaming il 1 marzo.
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