Unioni civili in piazza, piazza Duomo arcobaleno

Gay, lesbiche e chi più ne ha più ne metta, tutti in piazza allegramente per manifestare a favore delle unioni civili. Piazza Duomo in festa, fra grida colorate di speranza. Per prendersi tutto, per fare approvare la legge Cirinnà senza mezzi termini. Illuminante, si fa per dire, il titolo di “Repubblica”, che dell’evento dà un’idea ciclopica e monumentale, da ‘mille e non più mille’. La versione online della Bibbia dei cattocomunisti si apre con un “Milioni di italiani vi aspettano, approvate subito le Unioni Civili”, ‘cinguettando’ la lettera-appello ai parlamentari di ‘esponenti di cultura, spettacolo, editoria’. Insomma, l’Italia cosiddetta migliore. E chi non vorrebbe pensarla alla stessa maniera di ‘finissimi pensatori’ che vanno da Jovanotti a Laura Pausini (quella del “Yo la tengo como todas” in concerto, con tanto di accento romagnolo incorporato), da Eros Ramazzotti (sì, proprio Eros, una voce una sentenza) a Tiziano Ferro, da Marta Marzotto (Miss Salotto fra il 1990 e il 1999) a Daria Bignardi fino a Maurizio Cattelan? Nella cultura di Sinistra di un tempo, perlomeno, qualcuno per colto ci passava veramente. Oggi basta andare a Sanremo, o comunque finire in televisione, per trasformarsi in maître à penser.
In piazza erano però in tanti, così come erano in tanti nel giorno dell’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano. Le bandiere non erano molto diverse. L’abilità di una certa politica di ideologicizzare il sentimento popolare è tipica solo dell’Italia e dei Paesi del Terzo Mondo (di cui ormai anche il nostro fa parte).
Identica l’incapacità di confrontarsi. Immutata la certezza manichea di essere nel giusto, un diritto divino a prendersi tutto, a bollare chi non la pensi allo stesso modo come l’Anticristo, l’oscurantista medievale, il folle marcio putrefatto rimasuglio di una civiltà incancrenita.
Nell’Italia che guarda con paura all’avanzata dell’Isis, alle guerre in Nord Africa, all’invasione di milioni di clandestini e alla disoccupazione, il 2015 e il 2016 verranno tramandati ai posteri per il ‘caso unioni civili’. Milioni di persone coinvolte, recita l’articolo di “Repubblica”. Forse.
Detto questo, ci mancherebbe che si voglia negare il diritto all’unione civile di due persone, qualsiasi tendenza sessuale esse abbiano. Ma la ‘piazza’ vuole di più, vuole tutto senza concedere nulla. Anche se questo significhi passare sulla pelle dei bambini.
Due uomini, o anche due donne, non possono avere figli. Ci possono provare, sia ben chiaro, ma per quanto tentino e ritentino, sarà veramente difficile che ci riescano. Probabilmente però anche Madre Natura è marcia e putrefatta. Anzi, diciamole pure che è ‘fascista’ e facciamo prima.
Eppure agli ‘intellettuali’ firmatari della lettera ci verrebbe da porre questa domanda, arcaica e probabilmente senza senso: se sia contemplato fra i ‘diritti civili’ di un bambino quello di essere cresciuto da un padre e una madre. Ma l’italiota medio, si sa, dei diritti altrui è abituato a fottersene allegramente. Da sempre il concetto di libertà per l’abitante della Penisola è ‘fareilcazzochemipare’. La libertà propria sopra ogni cosa, indipendentemente da come possa riflettersi sui disagi e sulle pene degli altri. Due uomini vogliono allevare un minore? Che gli venga dato, e chissenefrega se poi il bambino, diventato grande, comincerà a porsi domande senza risposta, dubbi laceranti che arrivano da lontano, a chi importa dei delicatissimi equilibri che regnano nella psiche di un fanciullo? Quisquilie, fandonie, lo scienziato e lo psicologo di turno, allevato a pane e contestazione marxista, è pronto a ribattere che i nostri dubbi, che poi sono le certezze che Madre Natura ha portato avanti dall’inizio della vita sulla Terra, sono il frutto di antiche e superate concezioni. Pure queste un po’ fasciste. E se non ce lo dice lui ce lo canterà sicuramente Jovanotti. Quanto prima. Il disco è già lì, pronto per essere osannato dalla critica. Con tanto di nastrino multicolore incorporato.
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