Velluto, il simbolo di eleganza e ricchezza

Pochi sono i tessuti che davvero accarezzano i nostri sensi con una tale intensità, narrandoci di storie di interni opulenti ed abiti regali: il velluto, con i suoi toni brillanti e la sua calda fluidità, ha questo pregio, apprezzato ormai da secoli da stilisti, artisti e amanti del bello in genere. Il nome è derivato dal termine latino “vellus”: vello, tosone o mantello, e ben si presta a descriverne la tipica finitura di pelo, di lunghezza e tipo variabile. La sua principale caratteristica è quella di presentare sul dritto un pelo rasato e molto fitto (si parla in questo caso di velluto unito, liscio o tagliato) oppure una serie di piccoli anelli di filo che sporgono dalla trama (velluto riccio).
L’origine del velluto è occidentale e risale più o meno al XIII secolo. In Italia divenne di buona diffusione tra le classi agiate intorno al trecento e, a quell’epoca era prodotto soprattutto a Lucca, Genova, Firenze, Venezia e Catanzaro. Si realizza a telaio con filati molto sottili usando due orditi, uno dei quali per la base (ordito grosso) ed uno per il pelo (ordito di pelo), e una sola trama. Il telaio per velluto deve avere di due subbi ( cilindri) uno per l’ordito grosso e uno per quello di pelo che deve avere una lunghezza molto superiore all’altro, dovendo i fili del pelo percorrere molta più strada per girare intorno ai ferri. Si può ottenere usando fibre naturali o acriliche ma il più pregiato è il velluto ottenuto dalla seta anche se oggi giorno non viene quasi più prodotto.
Le differenze del velluto sono accentuate dalle diverse lavorazioni a cui si può sottoporre questo tessuto e grazie alle quali possiamo ottenre il courduroy (velluto a coste), il dévoré ( su cui si ottengono effetti di trasparenza attraverso procedimenti chimici di scioglimento selettivo della fibra), il froissé ( dall’aspetto sgualcito), il soprarizzo ( lavorato fino ad ottenere un risultato damascato o cesellato), il velveton ( e cioè il fustagno, utilizzato soprattutto per l’abbigliamento sportivo e per scopi tecnici), lo jacquard ( con disegno intessuto nella trama). Oltre ai velluti operati, con le moderne tecnologie il tessuto può diventare anche elasticizzato, grazie alle aggiunte di piccole percentuali di spandex. Tradizionalmente la fibra scelta era la seta, che rendeva il velluto particolarmente lucido e morbido al tatto, ma anche prezioso e delicato. Spesso era addirittura arricchito con lamine d’oro o d’argento. Successivamente è stato introdotto l’utilizzo di cotone, lino e lana, che hanno reso il tessuto meno lussuoso, ma decisamente più resistente.
Recentemente sono stati inoltre sviluppati velluti sintetici (soprattutto in poliestere, acetato, nylon e viscosa). Le prime tracce di questo materiale si perdono in un luogo indefinito lungo la leggendaria “via della seta”, probabilmente nella regione del Kashmir, da cui, grazie allo spirito affaristico dei mercanti arabi, è giunto in Europa, e in particolare in Italia, luogo d’origine, per tutto il XIII secolo e oltre, degli approvvigionamenti per tutto il continente. Più tardi questa tradizione è passata nelle mani dei Fiamminghi, e i velluti di Bruges sono giunti nel XVI secolo ad avere una reputazione non inferiore a quelli delle grandi città italiane. Questa stoffa, apprezzata dai nobili di tutte le epoche successive alla sua introduzione (tanto che Riccardo II d’Inghilterra stabilì nel 1399 che nessun altro tessuto avrebbe toccato la sua pelle, e che in esso sarebbe stato seppellito), non ha mancato di ispirare illustri artisti, tra cui il Tiziano.
Ogni anno assistiamo al ritorno di qualche capo o materiale che ha fatto la storia nel mondo della moda, celebrato da icone del cinema e che viene riproposto con piccole trasformazioni dal tocco moderno. Sono oramai due stagioni che il velluto è tornato prepotentemente nei nostri armadi. Sembra che la moda non possa piu’ fare a meno. E così via a giacche e pantaloni a coste dal sapore un pò vintage, ad abiti e mantelle in velluto liscio pronte per sedurre, a borse, scarpe e a capi come il classico chiodo rivisitato in chiave moderna realizzato da Route des Garden rigorosamente in velluto .
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