Vinyl e la ricerca della perfezione

Lo avevamo detto due settimane fa: Vinyl aveva tutte le carte in regola per diventare, da subito, una serie TV “cult” ed il pilota non ha tradito le attese. Avevamo anche detto che, per un San Valentino alternativo, ci saremmo dedicati volentieri a The Walking Dead e alla sua mid-season premiere e, permetteteci di auto-lodarci, non abbiamo sbagliato proprio nulla (la risposta alla domanda che vi state ponendo è che sono single. E questo mi ha aiutato non poco considerando che si trattava della notte di San Valentino). Ma andiamo con ordine.
Vinyl comincia con una riga di coca, che sarà pure un clichè ma attira pur sempre l’attenzione. Siamo in macchina, Richie Finestra (Bobby Cannavale) compra una dose e se la spara spezzando lo specchietto retrovisore. Ha la faccia colpevole del classico tipo che aveva giurato di non volerlo fare mai più e che, invece, ci è ricascato nonostante tutto. Nota di merito per una sua risposta allo spacciatore reo di chiedergli troppe domande: “What the fuck, are you writing a book?” (non sappiamo come è stato tradotto in italiano ma dovrebbe suonare come “E che cazzo, stai scrivendo un libro?”). Cannavale è un grande attore e lo si vede da subito, così come si vede che tutto il cast è di altissima qualità. Unico punto di domanda, almeno per me, su Ray Romano (sì, quello di “Everybody loves Raymond”) che, a causa dei suoi successi passati ci fa sempre sorridere, sebbene qui vesta i panni di un sales man cocainomane.
La storia è accattivante e molto dipendente dalla musica, aspetto che può essere considerato un bene ma anche un male. Gli amanti del rock certamente sono impazziti a immaginare Finestra che, dopo quella famosa riga, va in un club di New York a sentire un gruppo sconosciuto che magari un giorno diventerà un’icona del panorama mondiale; gli amanti della TV avranno certamente notato che – quando si toglie la musica – la storia potrebbe vacillare un poco (vedremo). A mio parere l’alchimia è comunque molto buona: la narrazione probabilmente esploderà nei prossimi episodi (non dimentichiamoci che questo era il pilota e che comunque abbiamo visto un drogato recidivo, una moglie stanca, un’acquisizione del valore di milioni, un omicidio con occultamento di cadavere e la nascita di una nuova band) e la musica di certo avrà sempre un ruolo centrale. Se poi Martin Scorsese ci delizierà dirigendo altri episodi, come promesso, non abbiamo certo di che temere.
Insomma, a mio parere Vinyl ha ampiamente mantenuto le attese!
E che dire di The Walking Dead? Beh, per esempio che non ho respirato per quaranta minuti! Quello che i ragazzi di AMC sono riusciti a fare è qualcosa di straordinario, qualcosa – secondo me – di mai visto prima in questa serie. La situazione iniziale era certamente drammatica, morti viventi dappertutto, gente spaventata, un gruppo ormai frammentato. Cadere nel banale era piuttosto facile (vero Suits?), ma non è stato questo il caso. Dalla morte di Jesse (fiamma di Rick) nel disperato tentativo di salvare il figlio Ron, a Carl che perde un occhio, a Glenn che arriva ad un millimetro dalla morte fino al momento di follia che spinge tutti a lottare come una squadra per eliminare quanti più zombie possibile, possiamo dire di essere stati spettatori di uno show perfetto. Infatti, siamo certi che al momento dei titoli di coda, ogni spettatore ha imprecato per dover attendere un’altra settimana! Non è forse questo ciò che una qualsiasi serie TV dovrebbe fare?
Io penso di sì, ed è per questa ragione che, la scorsa settimana, ho guardato una volta ancora tutta la prima stagione di Fargo. Una storia vera, con un Billy Bob Torton sugli scudi (infatti vinse in Golden Globe nel 2014 per la sua interpretazione del killer) ed una regia semplicemente perfetta. Per chi non lo conoscesse, Fargo narra le vicende di un uomo comune che vive in una cittadina sperduta degli Stati Uniti e che, un giorno, incontra un sicario che lo aiuta prima a uccidere un “bullo” che lo molesta e poi ad occultare l’omicidio della moglie. Una storia anormale, vissuta da gente “normale” e tradotta in serie TV in maniera impeccabile.
Certamente vale la pena di guardarla se non lo avete ancora fatto, esattamente come vale la pena di continuare a guardare Vinyl.
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