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Cronaca e AttualitàLe Opinioni
Home›Cronaca e Attualità›Viva la mamma? Dipende.

Viva la mamma? Dipende.

By Sabrina Antenucci
20 Agosto 2015
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Forse ci siamo fatti prendere la mano con questa storia della famiglia naturale sopra ogni cosa. Forse abbiamo perso di vista un aspetto importante: quello dell’essere umano che diventerà un adulto in men che non si dica. E forse non ci rendiamo conto di quanto l’equilibrio e la salute mentale di un essere vivente siano essenziali per una crescita sana e naturale.

Sto parlando della vicenda di Martina Levato, la squilibrata che ha aggredito con l’acido un ex fidanzato in compagnia di Alexander Boettcher, suo attuale fidanzato; e del loro bimbo, Achille, nato da pochi giorni.

acido

Facciamo il punto della situazione: Levato, in stato interessante, e Boettcher aggrediscono un ragazzo di 23 anni sfigurandolo con l’acido. Il motivo? Inesistente. Era stato fidanzato con Martina, ecco il suo errore. Vengono trovati e arrestati, durante il processo si scopre che:

  • non c’è stato un solo momento in cui potessero essere dichiarati incapaci di intendere e di volere. Ergo: sapevano benissimo cosa stessero facendo. Lo hanno fatto in quello che per loro era uno stato di salute mentale normale.
  • sapevano entrambi della gravidanza di Martina
  • Boettcher aveva inciso sul corpo di Martina (il viso, per la precisione) l’iniziale del suo nome – una “A” – e aveva preteso lo stesso “atto di amore” da altre fidanzate
  • lo stesso trattamento lo aveva riservato al suo corpo, incidendo le sue iniziali su se stesso
  • Levato aveva tentato di evirare un ex fidanzato in precedenza
  • la futura mamma era solita praticare la coprofagia (mangiava le feci, ndr)

20150211_milano-acido

Un paio di giorni fa, l’allegra coppietta dà alla luce un bimbo, che verrà chiamato Achille dalla madre, e che viene dichiarato adottabile dal tribunale dei minori. Scoppia la polemica: l’Italia insorge per questo “atto iniquo”. Incomprensibilmente, i nostri connazionali pensano che la mamma sia intoccabile. Incomprensibilmente, sembra che l’adozione sia peggio di una famiglia di squilibrati.

L’opinione pubblica, guidata da una protesta a mezzo stampa della nonna paterna, prova a giocare la carta dei nonni. Una perizia psichiatrica determina l’incapacità anche di questi ultimi a crescere un essere umano in maniera sana.

Ora, era davvero necessaria una perizia? Non potevamo spontaneamente intuire che dei genitori che hanno tirato su due delinquenti come la Levato e Boettcher non fossero i candidati ideali a replicare un modello genitoriale evidentemente fallace? Se non si era accesa la lampadina dopo l’aggressione, il fatto che la mamma di lui avesse sollevato un polverone mediatico e il papà di lei avesse attaccato i giudici perché la povera figlia stava soffrendo non ci poteva dare uno spunto di riflessione?

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Evidentemente no. Forse prima di protestare non ci siamo fermati a riflettere. Non abbiamo provato ad immaginare il prezzo che avrebbe dovuto pagare il piccolo Achille, reo solo di essere stato concepito da quei genitori. Non abbiamo riflettuto sul fatto che avrebbe dovuto lottare tutta la vita per trovare un equilibrio, che avrebbe dovuto crescere con due persone che non hanno il senso del bene e del male, del rispetto per la vita altrui, del rispetto per se stessi. Non abbiamo pensato a nulla che riguardasse il bambino. Come se la nascita di una creatura fosse una sorta di bianchetto miracoloso in grado di cancellare il passato, un po’ come le coppie che non sanno se lasciarsi o meno e allora fanno un figlio. Come se questi bambini fossero la pozione magica e dovessero farsi carico di un passato che non siamo in grado di accettare, e venissero al mondo per caricarsi sulle spalle la responsabilità di due adulti incapaci di crescere e di affrontare la realtà. Come se fossero delle medicine, degli strumenti, delle risposte.

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